“La scuola ricopre un ruolo determinante nel contrasto alla mafia: deve essere àncora di salvezza, occasione di rispetto e rinascita”: a dirlo è stato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, intervenendo alla cerimonia al porto di Civitavecchia, il 22 maggio, poco prima della partenza della Nave della Legalità, con 1.500 studenti a bordo, per Palermo, dove, nell’Aula bunker, si celebrerà l’anniversario della morte del giudice Giovanni Falcone: esattamente 27 anni, il 23 maggio del 1992, il giudice siciliano perse la vita a Capaci, vittima della mafia insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Il ministro ha sottolineato che “i bambini e i ragazzi sono senza colpe, spetta alle istituzioni il compito di portarli via dagli ambienti della criminalità organizzata e generare equità nella società. Contiamo sulle nuove generazioni per continuare la mobilitazione anti-mafiosa. Lottiamo insieme contro quell’indifferenza e quel muro di silenzio che troppo spesso alberga nelle coscienze”
Secondo il titolare del Miur, “le istituzioni devono operare sinergicamente senza abbassare mai la guardia e senza rassegnarsi, assumendosi fino in fondo le proprie responsabilità”.
Poi, Bussetti ha concluso sostenendo che “la mafia cresce dove lo Stato è assente, dove l’insicurezza economica e sociale la fa da padrone”.
“La mafia è la negazione della libertà e della dignità umana: un pericolo sempre presente, un nemico non ancora vinto, che cambia pelle continuamente”, ha detto ancora Bussetti.
Alla cerimonia era presente pure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: accolto da applausi, il Capo dello Stato ha detto che questa è una delle iniziative utili a sconfiggere “la protervia della mafia”.
Un messaggio, ha detto ancora Mattarella, che vuole essere uno sprone per gli studenti, unito alla convinzione che “l’impegno di Falcone e Borsellino non è scomparso, non si è interrotto. È stato assunto da altre persone”.
Gli interventi sono arrivati nello stesso giorno in cui, polemicamente, il presidente della commissione antimafia della Sicilia Claudio Fava ha annunciato che non sarà presente nell’Aula bunker di Palermo perché “hanno trasformato il ricordo del giudice Falcone nel festino di Santa Rosalia. Domani ci saranno i ministri romani, gli unici che avranno titolo per parlare e per spiegarci come si combatte cosa nostra. Cioè verranno loro, da Roma, per spiegarlo a noi siciliani”.
E nemmeno il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, si recherà all’evento che si ripete da tanti anni: “c’è troppo veleno“.
L’appello della sorella del giudice, Maria Falcone, non è stato accolto: “Il mio augurio è che nessuna polemica sporchi le celebrazioni in ricordo delle stragi di Capaci e Via D’Amelio”, aveva detto la donna.
Anche il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha cercato di stemperare gli animi: “Penso che quando iniziative del genere vedono emergere divisioni, è una sconfitta per tutti. Credo che questi dovrebbero essere momenti per la costruzione di una memoria condivisa, perchè il 23 maggio non è una data qualsiasi, è la data nella quale dei servitori dello Stato, Giovanni Falcone e nostri colleghi, hanno dato la vita; come hanno dato la vita il giudice Borsellino e i cinque uomini della scorta, il 19 luglio 1992. Nell’antica Grecia quando c’erano le Olimpiadi venivano sospese le guerre”.
“Nel nostro Paese – ha concluso Gabrielli – almeno in questi momenti, dovremmo recuperare la saggezza degli antichi”.
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