È arrivato il momento di “puntare anche sulle armi della Scuola” per combattere la criminalità organizzata. A dirlo è stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, salutando per la prima volta a Civitavecchia gli studenti della Nave della legalità in partenza per Palermo. Il Capo dello Stato ha parlato della necessità di contrastare la criminalità organizzata, commuovendosi al ricordo dell’assassinio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
“Prevenire soprattutto la corruzione che è la principale fonte di cedimento verso le mafie”, ha detto Napolitano. Incaricando la scuola di dare mantenere in mano il timone. “Per vincere la mafia bisogna studiare, capire, impegnarsi ed entusiasmarsi. Bisogna combattere tenacemente. Noi – ha detto Napolitano ai ragazzi – contiamo su di voi per un’Italia migliore”.
Il capo dello Stato si è soffermato a lungo sul ruolo dello Stato: come la mafia impara dai proprio errori, “anche lo Stato deve essere capace di rinnovare le sue strutture e la sua azione di lotta. Ce la stiamo mettendo tutta” ha assicurato, citando i “molti colpi alla mafia” e i “molti capi che sono in galera e ci rimarranno”.
“L’obiettivo di veder sparire la mafia non è ancora vicino – ha aggiunto il Capo dello Stato – ma di strada ne abbiamo fatta molta grazie alla magistratura, alle procure antimafia, alle forze di polizia, ai governi che più hanno sentito il problema, contribuendo con efficaci provvedimenti a combattere la mafia”.
Sulla nave – partita dal porto laziale la sera del 22 maggio in direzione Palermo, dove arriverà 12 ore dopo, in occasione del ventiduesimo anniversario della strage di Capaci – ci sono 1.500 studenti. Con loro il presidente del Senato, Pietro Grasso e il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, promotrice insieme alla ‘Fondazione Giovanni e Francesca Falcone’ dell’iniziativa che si ripete dal 2006 ogni anno.
I giovani che partecipano ai viaggi della legalità, ha detto Grasso, “si sentono parte di un esercito, l’esercito dell’antimafia, della speranza”. “Per me ogni anno questo è un momento importante – ha detto ancora la seconda carica dello Stato – perché stando con voi mi sento più forte, più ricco e ciò mi aiuta a capire, a sognare una speranza per il futuro”.
Il 23 maggio due cortei a Palermo confluiranno verso l’Albero di Falcone: “davanti a quell’albero penso che voi come me – ha detto Grasso rivolgendosi ai ragazzi – sentirete un brivido, ma anche una brezza che muove le foglie di quell’albero, quasi a darci un segnale della presenza dei caduti. Facciamo che questa brezza diventi un vento forte che scacci i dubbi e le perplessità e faccia riemergere il coraggio e l’indignazione per poter andare avanti”.
Il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, salutando gli studenti alla partenza, ha acceso invece i riflettori sullo stretto rapporto esistente tra disoccupazione e tasso di criminalità: “le mafie purtroppo distribuiscono ricchezza parassitaria sfruttando le mancate risposte delle istituzioni alla domanda di lavoro legale” ha detto. E ha aggiunto che “non bastano i valori della cultura, é inutile parlare ai giovani se lo Stato non dimostra chi è davvero contro le mafie”.
Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha ripreso il concetto espresso dal Capo dello Stato. “E’ questo il momento – ha detto la titolare del Miur – di investire formalmente la scuola di compiti che vanno oltre la classe dandole mezzi, sostegno e fiducia che forse sono mancati negli ultimi anni. Sappiamo che lei – ha concluso il ministro rivolgendosi a Napolitano – è dalla nostra parte”.
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