Ci sono anche gli insegnanti tra coloro che denunciano, con coraggio, la cultura mafiosa. A dirlo, lunedì 21 marzo, è stata la senatrice Valeria Fedeli, del Partito Democratico, nella Giornata della Memoria e dell’Impegno per le vittime di mafia, istituita dalla Legge n. 20 del 2017.
Il ricordo delle navi della legalità
Fedeli, che è stata anche ministro dell’Istruzione, ha detto che ha “avuto da ministra la possibilità di viaggiare con le scuole sulle navi della legalità in ricordo di Falcone e Borsellino. Esperienze che da anni contribuiscono a formare la consapevolezza delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi nel riconoscere e nell’opporsi alla cultura mafiosa che è qualcosa che va al di là dei crimini mafiosi”.
Nel ricordo dei tanti caduti per mano mafiosa nel nostro Paese, Fedeli ha voluto “ringraziare le forze di polizia, i magistrati che nel nostro Paese combattono sul campo il crimine di matrice mafiosa, i giornalisti e le giornaliste che con coraggio, soprattutto nei piccoli centri, raccontano e svelano intrecci e interessi rischiando in prima persona, gli imprenditori, i commercianti, tutti coloro che si ribellano e che denunciano”.
Anche i docenti combattono la mafia
Nella lista, la senatrice democratica ha collocato anche “gli insegnanti che insegnano la cultura della legalità, le associazioni, gli amministratori che non cedono, i sindaci, le sindache e tutte le cittadine e i cittadini che non si piegano e scelgono, ogni giorno, di vivere liberi”.
Fedeli ha quindi detto che la Giornata della memoria “è particolarmente importante perché tiene insieme il doveroso ricordo di chi ha subito direttamente la violenza mafiosa, la vicinanza ai familiari e l’impegno civile attivo di istituzioni, forze sociali e sindacali, cittadine e cittadini”.
L’importanza della memoria collettiva e storica
Inoltre, sarebbe importante “la cultura della legalità si forma anche a partire dal ricordo e dalla memoria collettiva che occasioni come questa favoriscono e alimentano. Occasioni che non sono e non devono essere semplice celebrazione o liturgia”.
“Oggi – ha continuato Fedeli – si rinnova una memoria storica condivisa, in difesa delle istituzioni democratiche, di una cultura che tiene insieme i valori di legalità e diritti perché non c’è legalità senza diritti e perché non ci possono essere diritti senza il rispetto delle regole. Anche in questo la scuola è fondamentale per educare al rispetto della legalità, contro ogni forma di violenza e di sopraffazione che toglie dignità e rispetto ad ogni singola persona e al suo valore”, ha concluso l’ex ministra dell’Istruzione.
Anche gli studenti scendono in campo
Nella giornata di memoria e impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie sono stati circa 100mila gli studenti e giovani scesi in piazza.
Non dobbiamo “lasciare soli i familiari delle vittime innocenti di mafia è il primo passo per trasformare le tante battaglie di giustizia individuali in battaglie collettive per la giustizia sociale”, dichiarano gli studenti di scuole e università presenti in piazza.
“Nelle scuole e nelle università combattiamo la mafia ogni giorno – ha detto Lorenzo Morandi, coordinatore nazionale di Link coordinamento universitario – perché il diritto allo studio, universale e garantito a tutte e tutti, è il nostro unico strumento per non finire nelle mani della criminalità, e senza conoscenza non possiamo dare un altro modello di sviluppo ai nostri territori”.
“Insieme a Libera – ha concluso il rappresentante degli studenti – ci stiamo interrogando sugli strumenti che possano contrastare gli atteggiamenti mafiosi e la corruzione nelle università, che si nascondono negli appalti, nei meccanismi amministrativi, e provano a insinuarsi anche nella comunità accademica”.