Negli ultimi anni lo stipendio degli insegnanti italiani, rispetto al valore di acquisto dei normali beni di consumo, è sceso dell’8%.
Nonostante le continue elucubrazioni sugli aumenti promessi, questo è un puro dato di fatto: siamo più poveri di prima! Questo 8% è davvero una percentuale molto alta, soprattutto se paragonata con gli stipendi degli insegnanti di altri Paesi Europei.
A titolo di esempio in Francia, a inizio carriera, lo stipendio di un docente si aggira intorno agli 38-40.000 euro annui, molto lontano dai nostri consueti salari.
Da noi, piuttosto, si parla addirittura di ridurre il valore della carta docente.
Perché invece non inserirla, come proponeva Gilda, all’interno dello stipendio, in modo da renderla fissa e strutturale? Magari nel mese di Giugno, trasformandola quasi in una mezza quattordicesima.
E perché non renderla anche deducibile, limitando la deduzione, come accade adesso, all’acquisto di libri, aggiornamenti, software e PC?
Si potrebbe pensare di portarla o in deduzione, per i soli acquisti effettivi, abbassando dunque l’imponibile, oppure in detrazione pari al valore dell’IVA (22%).
Dal punto di vista dell’aggravio Statale, questo sarebbe quasi nullo rispetto all’odierna situazione.
Mi preme, inoltre, precisare che i docenti sono obbligati a svolgere un minimo di 80 ore annuali extra rispetto al monte ore settimanali e ciò comporta sempre dei rientri pomeridiani. Rientri che, come previsto da normativa sui contratti pubblici in materia del lavoro, dovrebbero prevedere almeno 80 buoni pasto di un valore minimo di 8 euro cadauno. Perché, allora, non inserire 640 euro (80×8) in più nello stipendio di Giugno?
Cifra che sommata agli eventuali 500 euro strutturali della carta docente andrebbe a costituire quasi una vera quattordicesima di 1.140 euro. Del resto, se fossero spalmati in 13 mensilità sarebbero poco più di 87 euro al mese, ovvero meno di 3 euro al giorno.Tutto ciò ovviamente a prescindere dai veri, necessari, vincolanti ed indispensabili adeguamenti degli stipendi rispetto alla media europea e all’aumento del costo della vita.
Rosario Melissa
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