Una storia, quella riportata da La Stampa, alquanto intricata. Una maestra d’asilo, otto anni dopo il concorso, mai chiamata nonostante fosse presente in graduatoria, ha scoperto un pasticcio burocratico e ha deciso di fare causa al suo Comune, Collegno, nel torinese.
La donna, dopo aver chiamato per capire per quale motivo non fosse mai stata chiamata per supplenze, si è sentita rispondere dal funzionario che l’ufficio aveva smesso di cercarla perché risultava assunta in una scuola di un’altra città, cosa, però, non vera.
Da qui la sua decisione di agire per vie legali, denunciando l’ente per “illegittimo scorrimento della graduatoria”, visto che nel frattempo erano state chiamate altre candidate arrivate dopo di lei in graduatoria, con richiesta danni pari a 349 mila euro.
Ecco la versione del Comune: anni prima, secondo l’ufficio comunale, la donna era stata chiamata e aveva detto di non potere accettare un incarico su Collegno, perché già con un contratto regolare altrove. Quindi l’avevano depennata dalle arruolabili in futuro. Nessuno però ha mai messo quella risposta nero su bianco: non c’è stata infatti nessuna mail, pec o documento che comprovasse il diniego della donna.
“Gli elementi prodotti durante il contenzioso – spiegano dall’avvocatura comunale – hanno determinato una ragionevole incertezza sull’esito della controversia, nei vari gradi di giudizio che si sarebbero prospettati. Le pretese avanzate dalla ricorrente sono state espresse a distanza di troppi anni dai fatti: sarebbe stato particolarmente complicato trovare prove in grado di verificare le ragioni del Comune”. Gli avvocati si sono incontrati, accordandosi per un pagamento del Comune nei confronti della donna per poco meno di 100 mila euro.
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