Riceviamo e pubblichiamo il racconto di una professoressa di un liceo di Roma, il Tullio Levi Civita, dove una lodevole attività di solidarietà e sostegno verso chi è meno fortunato è stata prevaricata da attività esterne di natura privata.
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Vorrei raccontare un episodio, secondo me significativo, che si è verificato fra martedì 4 e mercoledì 5 giugno. Sono un’insegnante di un liceo scientifico romano, il Tullio Levi Civita, nella zona del Prenestino.
La nostra scuola da anni conclude le attività con una grande festa serale a cui partecipano tutti, studenti, docenti, famiglie, personale e amici. Tutti si impegnano alla sua realizzazione, suonando, recitando, ballando e il fine è quello di raccogliere fondi per progetti di solidarietà.
Per anni abbiamo sostenuto una scuola nel Camerun, finanziando borse di studio per i ragazzi perché crediamo che il diritto allo studio debba essere universale. Da alcuni anni devolviamo l’incasso ad Emergency e ad Amnesty International.
Questa festa conclude il nostro lavoro perché pensiamo che la scuola debba formare studenti attenti e sensibili al mondo che li circonda.
È stata un’esperienza, che ha sempre implicato una grande fatica, ma che ha costituito anche uno dei momenti più significativi della nostra vita scolastica.
Quest’anno, mentre io, colleghi e studenti eravamo intenti nei preparativi, pulendo insieme il cortile, che condividiamo con un altro istituto e su cui si affaccia anche una rampa, ci siamo accorti che vi era una troupe della Rai che stava preparando delle riprese per la sera. Abbiamo scoperto così che riprese e festa si sarebbero svolte nella stessa sera, senza che l’Istituzione competente, il Municipio, ci avesse avvertito.
In breve, il Direttore della produzione, preoccupato che la ripresa potesse essere disturbata dal rumore circostante, ha protestato con il Municipio che è subito intervenuto, diffidandoci dal tenere la festa.
Sono stati inutili tutti i nostri tentativi di arrivare ad una mediazione, come modificare l’orario, spostarci in un’area alle spalle della rampa, anticipare l’esibizione del coro prima delle riprese. In poche parole, tutto il nostro lavoro è andato in fumo, nell’indifferenza totale, senza nessuna scusa.
Personalmente ho trovato molto interessanti le parole anche del personale della troupe, che giustamente preoccupati e sicuramente non responsabili, hanno però affermato che loro lavoravano.
Chissà io, infatti, docente, che con i miei colleghi e studenti pulivo un cortile lasciato al degrado più assoluto perché non si sa chi può pulirlo, cosa stavo facendo. Un lavoro del tutto trascurabile e inutile e non degno di alcuna considerazione né rispetto.
Ma lo sconcerto più profondo è nato dalla scelta degli uffici del Municipio di affittare spazi pubblici condivisi di istituzioni scolastiche senza preoccuparsi (che sia o no una procedura prevista per regolamento) di consultare prima le scuole e appurarsi di non interferire sulle loro attività, come è accaduto.
Hanno impedito, a cuor leggero, l’utilizzo di tutti gli spazi comuni ed addirittura circostanti, come un’area parcheggio, dove pur a malincuore eravamo disposti a riunirci, già dal pomeriggio per garantire la massima tranquillità alla troupe.
Tutte condizioni pretese dal Direttore di produzione che il Municipio ha prontamente accettato. Tante accortezze o una prona ubbidienza per un privato da parte di una istituzione pubblica e nessuna per un’intera comunità scolastica, per il lavoro dei docenti, per l’impegno fisico ed economico di 600 studenti e delle loro famiglie.
Mi sembra un episodio estremamente significativo di come gli interessi privati confliggano con il ruolo che un’Istituzione pubblica dovrebbe avere e ciò che dovrebbe garantire.
In extremis abbiamo spostato la festa all’unico giorno disponibile, sabato in tarda mattinata. La faremo sotto il sole, in un cortile senza ombra.
Gli spettacoli previsti non ci saranno, non potranno partecipare in tanti. Il nostro contributo ad Emergency ed Amnesty sarà molto più modesto.
Prof.ssa Antonella Donnini
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