Tutti si scagliano contro la didattica distanza: è uno strumento che si può utilizzare solo in caso di emergenza e non certo per risparmiare sui consumi. Nei giorni scorsi era stato il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, ad opporsi a questa eventualità, poi a prenderne formalmente le distanze è stato anche il ministero dell’Istruzione che nel vademecum anti-Covid ha negato la DaD anche agli alunni positivi al Covid. Nel primo giorno dell’anno scolastico a prendere le distanze dalla didattica non in presenza sono state anche fonti di governo, che al termine del Consiglio dei ministri del 1° settembre l’hanno esclusa a priori nell’ambito del piano di risparmi energetici.
Il ‘no’ secco del Governo è arrivato anche riguardo l’eventuale ritorno allo smart working nella Pubblica amministrazione.
La doppia precisazione è giunta dal ministro Roberto Cingolani, che ha presentato un’informativa sul piano di risparmi energetici.
I ministri si sono detti concordi su un punto: che sia riscaldamento o luce o pc, le misure di risparmio dei consumi negli edifici dello Stato o delle Regioni verranno decise in autonomia dalle singole amministrazioni e magari messe a confronto e coordinate a livello centrale.
È probabile che arrivi presto una direttiva in tal senso. La quale non dovrebbe prevedere alcun obbligo per i cittadini.
I partiti politici si posizionano sulla stessa linea. Anche a Destra. “Questa è una nazione che va ribaltata come un calzino. Ripartiamo da capo, anche dalla scuola”, ha detto Giorgia Meloni in un’iniziativa elettorale a Perugia.
Secondo la numero uno di Fratelli d’Italia “la DaD è dannosa perché se studio da casa il fondamento della scuola pubblica viene meno”.
Meloni non ha dubbi: “La gran parte dello studio va fatto in classe per garantire pari opportunità a tutti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si posiziona Matteo Renzi: il leader di Italia Viva – parlando a Firenze in occasione dell’apertura della campagna elettorale alla sala Rossa, al Palazzo dei Congressi – sostiene che “se qualcuno” usa l’eventualità del razionamento “per dire che allora l’unica soluzione è mandare in Dad le scuole, sappia che ci troverà in una posizione feroce”.
Renzi torna a dire “basta con la Dad: è una stortura, butta giù il livello qualitativo della scuola. Quando per primi proponemmo nel marzo 2020 di aprirle ci presero per matti. Riaprire le scuole è invece la cosa più importante per un Paese che ha voglia di futuro”.
Su questi temi La Tecnica della Scuola ha deciso di raccogliere il parere dei propri lettori, proprio per fare il punto sul gradimento della didattica a distanza come strumento di supporto alla didattica in presenza.
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