Non si placa, anzi imperversa fra la stampa e il web, la polemica suscitata dall’accostamento fatto dal presentatore, o comico, o altro, Gene Gnocchi, tra la figura di Claretta Petacci e l’immagine di uno dei non pochi maiali che grufolano sulla spazzatura romana.
Claretta non fu un’ “eroina”, come affermano oggi alcuni tra quanti giustamente si indignano per la sconcia boutade. Sfiorò l’eroismo in un’occasione: quando decise di seguire Mussolini nella disperata fuga sulla sponda occidentale del lago di Como, mettendo così in conto quello che poteva succederle, e che effettivamente successe.
Era una donna infatuata di colui che aveva fatto infatuare di sé quasi tutti gli italiani, e non vale chiedersi quanta parte del suo amore fosse per l’uomo, quanta per il capo carismatico. Ognuno di noi è la sintesi di quello che è e di quello che fa, dell’ anima e delle opere, e non è facile scindere la prima dalle seconde.
E’ possibile che prima della morte abbia subito uno stupro di gruppo.
Lo si capisce dal particolare che, quando viene appesa per i piedi alla pensilina di Piazzale Loreto, la gonna le scende sull’addome, rivelando che non ha mutandine. E anche le dichiarazioni del Prof. Cattabeni che effettuò l’autopsia, – facilmente rintracciabili in Rete – autorizzano tale ipotesi.
Si meritò espressioni di pietà anche da parte chi aveva ragioni per essere ostile a lei o al mondo cui apparteneva. Rachele Guidi, moglie del Duce, sanguigna romagnola che aveva sopportato tanti tradimenti ma aveva capito che l’ultimo era tra tutti il più pericoloso, e che con Claretta si era scontrata in almeno un’occasione trattandola assai ruvidamente, alla notizia di quella morte parlò con compassione di “quella povera ragazza” che aveva seguito Mussolini fino alla fine. E Sandro Pertini, il quale pure fu uno dei mandanti dell’esecuzione senza processo del Duce, notoriamente affermò: “quella donna ha avuto il solo torto di amare un uomo”.
Altri tempi, altri personaggi. Fanno un po’ sorridere coloro che si indignano perché oggi, dalla variopinta schiera di quanti gridano contro la brutalità maschile e i conseguenti femminicidi, non è stata proferita una sola parola per stigmatizzare l’offesa del presentatore, o comico, o altro, all’indirizzo della povera Claretta. In verità non c’era da stupirsi. Parafrasando Orwell, alcuni stupri e alcuni assassinii sono più stupri e più assassinii di altri.
Dedico questa mia riflessione ai miei alunni della V AS e IV AC dell’IPSIA “Parma” di Saronno, con i quali abbiamo parlato in classe dell’episodio, serenamente, fra cronaca e storia.
Alfonso Indelicato