Le scienze pedagogiche hanno raggiunto, oggi, livelli altissimi, ma la vita dei giovani mai è stata così disordinata, incerta, insicura. Le famiglie vivono pienamente le contraddizioni del nostro tempo, ostentano sicurezza, ma sono piene di paure, sono ricche di attenzioni per sé, ma fanno fatica ad assolvere fino in fondo al loro compito, si attardano sui vetri infranti del “lasciare andare” su strade e sentieri privi di indicazioni e perdono ogni giorno di più gli elementari punti di riferimento educativi, i soli capaci di responsabilizzare sé stessi, la società, la vita.
La percezione è quella di una piazza infinita, senza punti certi che consentano di cogliere una direzione precisa e una prospettiva certa.
È aumentata la ricchezza, c’è un benessere diffuso, ma un vero uso etico-pedagogico di questi beni ancora non c’è. Al contrario: crescono le sfrenate e devianti sollecitazioni individualistiche, regredisce la cultura, avanza il protagonismo ed è concreta la minaccia di una pericolosa deriva morale, della frammentazione culturale e della perdita dei valori che mettono a rischio i giovani, la famiglia e il corpo sociale.
Tutto è fragile, mutevole ed effimero. Sembra che i potenti mezzi di comunicazione sociale impediscano il diffondersi dei buoni sentimenti, delle buone pratiche che da sempre hanno dato il giusto senso, la giusta direzione alle famiglie ed offerto una comunanza di vita, una unità di intenti, di speranze e di traguardi.
Cancellati i valori della tradizione, per sostituirli con il nulla, pare che la vita si affacci solo su un grande vuoto.
Imbevuti di benessere, liberi e senza punti di riferimento i ragazzi non riescono più a ritrovare la propria vera identità nelle grandi idealità, nella sensibilità sociale e in una autonoma capacità culturale.
A questo punto è opportuno domandarsi: Dove trovano i ragazzi quei tesori di cui un tempo non si poteva fare a meno? Dove vengono educati a diventare personalità mature e responsabili? Dove imparano ad essere persone capaci di far crescere il bisogno di senso della vita? Dove ricevono offerte formative che si contrappongono all’edonismo come nuovo senso comune della vita?
Per rispondere a queste domande non si può non richiamare l’attenzione sul campanello d’ allarme lanciato dall’ Osservatorio nazionale per l’adolescenza: i ragazzi si avvicinano all’alcol e alla droga sempre più precocemente, un ragazzo su dieci tra gli undici e tredici anni si è già ubriacato e il 36% dichiara di bere abitualmente bevande alcoliche.
Si può dire che l’orientamento verso ogni forma di trasgressione dilaga e molti giovani, affascinati dal benessere, non riescono più ad essere il lievito culturale di una società che non appare più come una scuola civiltà, di solidarietà e di fratellanza, che non crede più nella famiglia come prima cellula di un tessuto sociale sempre più minacciato dalla disgregazione e dalla frammentazione.
La nave del benessere fa sempre più fatica a seguire la rotta del bene e a lasciarsi guidare dal faro del calore umano. Per questo, rischia di frantumarsi sugli scogli della trasgressione e disperdere in mare l’intero equipaggio prima di toccare terra.
La disgregazione individualistica della famiglia e della società, l’affievolimento del valore spirituale della vita e del senso del bene comune, il modo di pensare secondo una logica aziendale che ricerca esclusivamente il proprio profitto, accentuano rivalità, diffidenze, antagonismi che conducono su strade sbagliate, impediscono la formazione di salutari anticorpi sociali e non sviluppano quella forza interiore che consente di contrastare ogni forma di dipendenza, di edificare e promuovere la purezza di ideali all’interno di un ethos condiviso.
Paradossalmente, si registra un vero e proprio male di benessere e si diffonde a macchia d’olio una sensazione di sazietà che fa avvertire il bisogno di qualcos’altro, di nuovo, di diverso.
In tempi in cui si attribuisce maggior valore al mondo dei social e a tutte le possibilità di consumo e di svago, inevitabilmente, diminuisce la capacità di legarsi alle persone, di mantenere amicizie importanti, di essere disponibili al dialogo e al confronto, di superare il disagio interiore.
Oggi, pertanto, l’educazione è una sfida senza precedenti e richiede una sensibilità e una forza capaci di sostenere senza stringere, coinvolgere senza pretendere, comunicare col cuore, senza troppe parole, quella pace che aiuta a trovarle e ad andare avanti senza l’aiuto di alcol e droghe.
Fernando Mazzeo