Si parla spesso e giustamente di mala sanità e molto meno di mala scuola.
Le ragioni del corpo hanno probabilmente emergenze ed urgenze prevalenti su quelle dello spirito. Tuttavia è chiara la loro reciproca dipendenza.
La scuola pubblica muore giorno dopo giorno e muore di sprechi, di confusione, di autonomia disfunzionale, di conflitti d’interesse, di corporativismo dirigenziale, di consociativismo politico provinciale, comunale, della decadenza “aristocratica” che si esprime nell’inflazione e nella compravendita dei titoli.
I Dirigenti sono divenuti nel tempo veri e propri signori feudali, resistenti ad ogni tentativo che cerchi di disciplinare la loro rotazione, così come pure dovrebbe accadere in ogni amministrazione. Le procedure della loro selezione, alla luce delle ultime procedure concorsuali somigliano nei fatti ad investiture e cooptazioni.
A partire dagli anni Novanta del secolo scorso si decise che la scuola pubblica e laica dovesse gradualmente spegnersi, soprattutto, come esercizio di democrazia e libertà!
Ci siamo!
Autonomia significa di fatto provincializzazione e sistema vassallatico paesano.
Di ciò non ho le prove, ma vedo dappertutto la ruggine delle strutture, la stanchezza dei ragionamenti, il vuoto delle tabelle e delle nomenclature.
Carlo Schiattarella