Una sorta di istintiva associazione di idee tra quello che passava in streaming e le piacevoli letture di gioventù, quando l’impegno culturale era lontano anni luce da ipotetiche dinamiche di rottamazione generazionale. Da queste letture (“Maledetti toscani”) un passo memorabile da citare per capire meglio ciò che sta accadendo e quello che potrebbe accadere da questo nuovo che avanza e da queste evoluzioni di politiche scolastiche creative è il seguente: “Imparate dai toscani a stimare un onore il male che dicon di voi. E tutti dicon male di noi toscani, e non ci vogliono, e ci tengono a bada, sol perché siamo, e a ragione, crudeli e faziosi, cinici e ironici; perché abbiamo il sangue caldo e la testa fredda; perché siamo nati proprio e soltanto per dire quel che agli altri non piace sia detto; perché non ci pentiamo delle nostre cattive azioni per non doverci pentire anche delle buone; perché godiamo nel mettere a nudo i fìgnoli, i bitorzoli, i bubboni, le ossa storte, gli occhi guerci, e non tanto quelli degli altri, quanto i nostri; perché siamo i soli, in Italia, che pur nel vivo delle fazioni, delle sommosse, delle mischie, degli ammazzamenti, non perdiamo mai la testa, i soli che ci scaldiamo a freddo, e a un certo punto ammazziamo non per la ragione che non ne possiamo fare a meno, o che ci piaccia ammazzare, ma per la ragione che è ora di farla finita, e di andare a desinare; perché siamo pallidi e non chiediamo perdono a nessuno, e dimentichiamo più presto i benefici che le offese, e non perdoniamo chi ha paura di noi. E sopra tutto perché noi toscani siamo la cattiva coscienza d’Italia”.
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