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Malessere a scuola: il prof schiaffeggia il ragazzo per “esasperazione”

Ritornano – ahimè – i metodi educativi all’antica. A Statte, in provincia di Taranto, un insegnante di biologia, per di più supplente, avrebbe schiaffeggiato in classe uno studente quindicenne.  Subito denunciato dalla madre del ragazzo, il docente ha ammesso le proprie responsabilità giustificando il gesto impulsivo con l’atteggiamento arrogante del giovane che lo avrebbe addirittura esasperato.

L’episodio è avvenuto lo scorso sabato in una seconda classe di un istituto secondario superiore della zona, ma  la notizia è stata lanciata soltanto l’altro ieri da alcune agenzie di stampa.
A dire il vero, comunque, tralasciando qualche sporadico trafiletto di poche righe, i giornali nazionali hanno completamente ignorato la vicenda. E neanche nel mare magnum del web si trova traccia dell’accaduto. Strano a dirsi in un momento in cui l’opinione pubblica, a volte anche ingenerosamente, tenta in ogni modo possibile di buttare fango sulla scuola italiana che già sta vivendo una situazione che non è delle migliori.
Il gesto del professore di Taranto, assolutamente da condannare, la dice lunga sul malessere che quotidianamente molti nostri professori vivono nelle classi italiane: sono docenti sempre più lasciati da soli, non considerati dagli alti ranghi della società, non gratificati per il loro servizio, giudicati con occhio prevenuto dalle famiglie dei ragazzi, ritenuti dallo Stato come numero da “tagliare” e non come risorsa da sostenere.
Siamo negli anni in cui il semplice “ti boccio” del professore che si rivolge al ragazzo poco incline allo studio, è diventato reato con sentenza della VI Sezione Penale della Corte di Cassazione (numero 36700 del 2008). A confronto con la minaccia di bocciatura si può capire come quattro ceffoni appaiono un atto molto grave per la nostra cultura. In effetti è così, nessuno oserebbe smentire.
Ma stiamo attenti a dare l’intera colpa al docente di Taranto. Guardiamo in faccia la realtà: nella scuola ci sarebbero stati provvedimenti disciplinari adeguati per punire l’atteggiamento strafottente dello studente? Forse si, ma sarebbero stati veramente efficaci senza l’intervento di altre agenzie educative?
In certi casi non solo la scuola (che, per quanto riguarda l’educazione del ragazzo, ha già fallito), ma anche la famiglia e la società hanno le loro parti di responsabilità da non sottovalutare.

Lo schiaffo del professore al ragazzo resta comunque un gesto ingiustificato. La violenza –di questo si tratta- deve restare sempre fuori dalle aule scolastiche.

Luigi Mariano Guzzo

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