“Mi domando come il sindacato possa migliorare le competenze dei tutor aziendali o come con un accordo sindacale si possa ovviare alle lacune formative delle nostre aziende. Questo è solo uno dei tanti dubbi sollevati dopo la lettura del comunicato con cui la CGIL, ma guarda un po’, smonta il progetto di alternanza scuola lavoro e sminuisce, per usare un eufemismo, la maggior parte delle professionalità presenti nelle nostre imprese. Del fatto che finalmente si mettano in connessione le voci del territorio che da 35 anni realizzano con risultati assai diversi percorsi di alternanza scuola lavoro con una cornice normativa fatta di pochi requisiti standard che finalmente metta a sistema questo patrimonio di esperienze, alla CGIL interessa poco. E mi dispiace profondamente. Fa sorridere che in un paese dove la disoccupazione giovanile è sopra la media europea, dove la scuola fino ad oggi non solo non è stata messa nelle condizioni di offrire un valido sistema di orientamento ma non è mai stata capace di interagire con il mondo del lavoro come se esso rappresentasse il nemico e non un’opportunità, anche un investimento così importante meriti un no secco.
Mi pare evidente che a questo punto l’interesse corporativo e la strenua difesa di un sistema di intermediazione che in questi anni ha mostrato molte falle, predomini su ogni tentativo di realizzare anche in Italia un sistema che ovunque applicato dà dei risultati. L’alternanza è un diritto dei nostri studenti e finalmente un governo ha riconosciuto l’importanza di costruire una relazione tra saperi e loro applicazioni, tra competenze e loro espressione sociale, come questione chiave del rinnovamento del modello educativo italiano.
Oltretutto ascoltando gli studenti perché CGIL si dimentica che tutta la parte di alternanza della 107 é nata grazie agli emendamenti delle associazioni studentesche accreditate al Forum presso il MIUR. Lo vogliamo far crescere questo Paese? Stiamo mettendo in campo degli strumenti per farlo sperimentando anche nuove possibilità di accesso a livelli più alti di istruzione e al lavoro per tutti i ragazzi italiani, soprattutto i più fragili ed esclusi. E sono certa che le scuole e il mondo del lavoro sapranno utilizzarle al meglio”.
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