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Maltrattamenti a scuola, maestre assolte: accuse partite dai racconti dei bimbi, ma i filmati raccolti in classe dicono altro

Ci sono ulteriori aggiornamenti sul caso delle due maestre di Rivoli, accusate di aver schiaffeggiato e maltrattato gli alunni della scuola dell’infanzia. Le docenti, con una carriera trentennale alle spalle, sono state assolte in secondo grado. Lo riporta Il Corriere Torino.

La Corte d’appello di Torino, presieduta dal giudice Maria Cristina Domaneschi, ha confermato la sentenza di assoluzione, avallando la decisione dei colleghi del primo grado. 

Le insegnanti, dopo aver scoperto di essere indagate, si erano messe in aspettativa per paura delle minacce ricevute sui social network. C’è voluto un po’ per ritrovare la voglia di tornare in classe, ma lo hanno fatto, anche se in un altro istituto.

La vicenda risale al 2019, quando un gruppo di genitori si è rivolto ai carabinieri segnalando i presunti comportamenti violenti delle insegnanti: strattonamenti, schiaffi e aggressioni verbali. Questi sono stati documentati con telecamere nascoste in classe.

Questi filmati, però, per il Tribunale, hanno dimostrato altro. Quest’ultimo, nella sentenza di primo grado, ha messo in evidenza il “contrasto” tra le intercettazioni ambientali e la tesi accusatoria. I giudici hanno parlato di “uno spaccato di vita differente” da quello emerso dalle dichiarazioni dei testimoni, sottolineando che quelle prove hanno più valore in quanto sono il frutto di accertamenti “oggettivi”, “non mediati” e “avvenuti in una fase d’indagine di assoluta segretezza”. 

Più valore rispetto ai racconti offerti in aula dalle mamme, che hanno raccolto il disagio dei loro figli. A favore delle maestre c’è stata anche una consulenza che ha criticato le modalità con cui sarebbero state raccolte le testimonianze dei piccoli (bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni): in maniera errata in relazione all’età dei minori, che in quella fase di crescita tendono ad “assecondare l’interlocutore”. A meno di un anno dalla sentenza di primo grado la faccenda si conclude con un secondo verdetto di assoluzione.

Da dove provengono le accuse?

Una delle due maestre si chiede ancora il motivo per cui è stata accusata: “Mi ha ferita il tradimento di alcuni genitori. Persone che per anni hanno accompagnato i figli a scuola mostrandosi gentili e premurose. Nonostante la denuncia, abbiamo concluso l’anno scolastico con la tradizionale cena di classe e i bambini mi hanno donato anche dei pensierini. A questo non riesco a dare una spiegazione. Così come ancora adesso – ha continuato – sono turbata dalla reazione delle persone sui social: sono stata minacciata di morte. Hanno scatenato contro di me una violenza inaudita”.

A quanto pare l’intervistata non ha mai notato un diverso atteggiamento nei suoi confronti da parte dei genitori: “Nessuno di loro si era mai lamentato o aveva mosso critiche: non ho avuto alcuna avvisaglia della tempesta che stava per travolgermi. I bambini sono sempre stati felici di venire a scuola. Il mio è un mestiere che si fa per vocazione: i bimbi richiedono tempo e fatica, ma hanno la capacità di donarti amore e affetto. I loro sorrisi e i loro abbracci valgono tutti gli sforzi”.

Le prime parole dopo l’assoluzione

“Sono stralunata e affaticata. Sto metabolizzando ciò che è accaduto e realizzando le parole del giudice. Ho sempre saputo di essere innocente. In aula non ho solo respinto le accuse, ma anche difeso trent’anni di lavoro. Adesso tiro un sospiro di sollievo e quando a settembre rientrerò in classe avrà il sapore della prima volta”, ha spiegato l’insegnante.

Perché i rimproveri fanno parte dell’educazione

La docente ha anche condiviso i suoi pensieri riguardo al modo di educare i bambini che ritiene corretto e, in particolare, alla questione rimproveri: “Il rimprovero è necessario. Pensiamo a un bambino che scappa dalla classe, è un comportamento pericoloso. Ma al rimprovero devono poi seguire le coccole e le spiegazioni perché capisca cosa ha fatto di sbagliato”.

“Ho sempre avuto fiducia nella giustizia, sapevo di non aver fatto quello che era descritto nelle denunce. Ho iniziato a 19 anni e per 11 sono stata precaria. Poi ho avuto la cattedra. Nella mia carriera non ho mai avuto alcun problema e rivendico il mio metodo educativo. Nelle scuole dell’infanzia l’insegnamento passa attraverso il gioco, ma i bambini devono anche essere educati e accompagnati nel percorso di crescita. Nel tempo, per loro diventiamo anche delle seconde mamme e il rimprovero, severo quando è necessario, fa parte del mio lavoro”, conclude l’intervistata.

Redazione

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