Riceviamo e pubblichiamo una lattera aperta, scritta da Vittorio Lodolo D’Oria, medico specialista esperto in malattie professionali degli insegnanti, a proposito di come sarebbe stato mal posto il tema dei “Presunti Maltrattamenti a scuola dei bambini” durante una puntata della trasmissione “Strada facendo”, su Rai Isoradio.
Lettera aperta al dr. Maurizio Costanzo
Conduttore della trasmissione “Strada Facendo” su Isoradio con Carlotta Quadri
E p.c.
Ministero Pubblica Istruzione Sindacati Scuola Associazioni di categoria Gruppi Parlamentari
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FNSI
Oggetto: Esternazioni e volgarità nella trasmissione “Strada facendo” del 29.01.20 Isoradio
Egregio dottor Costanzo,
sono un medico che si occupa da 30 anni delle malattie professionali degli insegnanti, nonché della loro usura psicofisica per un lavoro socialmente non riconosciuto e sottopagato (siamo ultimi nella UE).
Dal 2014 mi interesso anche dei “Presunti Maltrattamenti a scuola” (PMS) degli alunni per capire se questo fenomeno è dovuto alle riforme previdenziali che costringono esauste maestre-nonne restare in classe o ad altre questioni come un’indole perversa. Proprio il 28 gennaio u.s. ho presentato a Montecitorio in conferenza stampa, grazie al sindacato SNALS, i risultati dell’indagine 2014-2016 che sono sorprendenti e sintetizzo.
Tutto ciò premesso, non posso restare in silenzio di fronte a chiunque profferisca volgarità, banalità e luoghi comuni sessisti a carico di donne, lavoratrici che si trovano obtorto collo a dover giustificare il loro comportamento professionale. Gli insegnanti sono abituati agli stereotipi sulla loro professione (mezza giornata di lavoro, tre mesi di vacanza all’anno etc) e, da medico, le posso garantire che il periodo di riposo di cui fruiscono non è vacanza bensì convalescenza. Per sua informazione sappia che l’80% delle diagnosi per le inidoneità all’insegnamento sono di tipo psichiatrico. Parliamo dunque di materia complessa e delicata che non può essere liquidata con battute da osteria.
Fa male, e al contempo rabbia, sentirle dire, più volte a proposito delle maestre, tra l’altro da una emittente pubblica, che la soluzione per “quelle frustrate” (“perché mi rifiuto di chiamarle maestre”) consiste “nell’andare con un maschio di bocca buona” o a “divertirsi in galera con le guardie carcerarie” (offese anche loro). E il dolore aumenta sapendo che nel solo 2019 due maestre di 56 e 58 anni (Reggio Emilia e Roma) sono decedute a causa del dispiacere per le accuse ricevute. Per non parlare dei tentati suicidi di alcune delle 56 maestre che seguo come medico nel loro Calvario.
Insomma, una trasmissione nata male (con Carlotta Quadri che cerca di arginare a più riprese le sue volgarità: “sei volgarissimo”, “non si può sentire”, “aiutatemi”, “aiuto”) e finita peggio, con l’auspicio di mettere subito in galera le maestre per direttissima in barba a tutte le tutele di legge. Che dire poi di quando chiama in causa il ministro della Pubblica Istruzione “perché ci dica chi sono coloro che selezionano le maestre che finiscono in prigione: in galera anche loro”. E qui un giornalista di media preparazione dovrebbe sapere che la nomina degli insegnanti avviene per concorso.
Più delicata la questione della tutela dallo stress lavoro correlato. Quando un lavoratore presenta problemi di ordine medico (è assai frequente – dicevamo – l’esaurimento psicofisico tra gli insegnanti), viene sottoposto ad accertamento in Collegio Medico di Verifica per accertarne l’idoneità al servizio ed eventualmente ricollocarlo in altre mansioni. Al contrario Lei chiede le “dimissioni della maestra che torni a casa a fare la calza”. Parole sorprendenti per chi ha scritto recentemente la prefazione a un volume dal titolo eloquente “Giù le mani dalle donne”. Le saranno estremamente grate le donne insegnanti italiane (circa un milione tra scuola pubblica e privata) per aver trovato loro la soluzione allo stress: maschi di bocca buona e, a seguire, fare la calza.
Mi auguro infine che Lei, il ministro e tutti coloro che leggeranno questa mia lettera (e lo studio allegato con proposte risolutive) vorranno prendere sul serio le contromisure per un fenomeno che, sorprendentemente, è solo italiano e trattarlo finalmente con cognizione di cause sui media nazionali.
La scuola è, e resta, il posto più sicuro per un bambino, ne è riprova il fatto che a differenza dell’ambiente domestico non vi si sono mai verificati fatti gravi o di sangue.
31 Gennaio 2020
Dr. Vittorio Lodolo D’Oria
dolovitto@gmail.com Milano
335-7749493
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