Continua il processo ai danni di una ex maestra di scuola elementare di Torino accusata di maltrattamenti nei confronti di 21 bambini. In particolare la donna, che secondo l’accusa li avrebbe minacciati e insultati, si è difesa addossando a loro la colpa di “aver diffuso odio”.
Come riporta La Repubblica, nel corso del processo sono stati ripercorsi gli anni di carriera della docente, tra il 2014 e il 2018, cercando conferme nei racconti dei bimbi, che avevano tra i 6 e i 9 anni, che hanno riferito espressioni come “vi prendo a calci in c…o” o “imbecilli stupidi”.
La pm ha chiesto quattro anni. L’ex maestra in aula ha citato una serie di episodi per sostenere la sua innocenza, per cui già si era definita “vittima di persecuzione”. Nel processo, insieme all’insegnante, sono imputate per omissioni di atti d’ufficio e omessa denuncia, la dirigente scolastica, la vicaria e la responsabile di plesso, perché, pur sapendo, non avrebbero fatto nulla per impedire quanto accadeva.
L’ex maestra ha puntato il dito contro colleghe da cui dice “ero sempre monitorata e mi lasciavo monitorare”. Ha raccontato di essere stata “aggredita a parolacce” da una di loro, anche con “attacchi davanti ai bambini e alla psicologa”.
Questo tipo di atteggiamenti contro di lei sarebbero stati ripetuti. Parla di “una preghiera o un rito voodoo” raccontando di un bigliettino che girava tra i banchi di una classe quinta su cui ci sarebbe stato scritto ‘maestra schifosa’ per tre volte, scritto da una bimba che a detta sua “faceva il lavaggio del cervello ai compagni per odiarmi”.
La donna ha citato anche diverse letterine, regali e altri gesti che testimonierebbero invece l’apprezzamento da parte dei genitori. Secondo l’avvocato che difende l’ex maestra “non ha fondamento il messaggio di maestra terribile” ma, sottolinea, sarebbe frutto “di un contagio dichiarativo di cui tutti sono vittima, come emerso dal dibattimento e rappresentato dalle nostre consulenti”. Contagio dichiarativo che “si riverbera sui bambini e sui genitori”.
La docente era già finita sotto inchiesta nel 2011 e nel 2016 per abuso di mezzi di correzione e maltrattamenti. I fascicoli furono archiviati dalla procura.
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