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Maltrattare gli alunni costa caro: stop insegnamento, condanna e risarcimento in solido delle famiglie. La storia di una maestra campana

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Maltrattare gli alunni è un atto gravissimo, che comporta conseguenze altrettanto pesanti. Lo sa bene una maestra della provincia di Napoli, ex collaboratrice scolastica, che dopo aver vinto il concorso nel 2015 è stata trasferita in una scuola dell’infanzia di Fabriano, in provincia di Ancona. Secondo l’accusa, la donna di lì a qualche mese avrebbe alzato le mani su bambini dai 3 ai 5 anni, mettendoli in punizione su una sedia in uno sgabuzzino, per ore, dopo averli strattonati e offesi con frasi quali ‘cretino’ e ‘sei un topolino che fa la cacca’”. Inoltre avrebbe inflitto, sottolinea l’Ansa, “castighi e punizioni continue”.

Le conseguenze per la maestra

I fatti contestati risalgono al 2016 e hanno portato a processo la docente: l’11 luglio il Tribunale di Ancona l’ha condannata ad un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa dai benefici della condizionale) per maltrattamenti su minori.

Ma sono sei anni che alla maestra sta subendo delle conseguenze non indifferenti: dopo gli accertamenti della polizia, nei suoi confronti era stato emesso un provvedimento di sospensione dall’insegnamento che è ancora esecutivo.

E ora il giudice l’ha condannata anche a risarcire, in solido con il ministero dell’Istruzione, le tre famiglie di suoi ex alunni che si sono costituite parte civile: l’ammontare del risarcimento sarà definito in sede civile. Non si prevedono, comunque, somme risarcitorie solo simboliche.

L’indagine e le telecamere nascoste

L’indagine era partita da un genitore che aveva visto il figlio infierire sui peluche che aveva a casa. I pupazzetti simboleggiavano lui all’asilo e il bambino, che imitava l’insegnante parlando anche con accento napoletano, li sgridava: “non lo fare più hai capito? Vai seduto lì, stai in castigo”.

Il padre, continua l’agenzia di stampa, “si era rivolto alla polizia e il pm Ruggiero Dicuonzo aveva aperto un fascicolo a carico della maestra”.

A quel punto, nell’aula della scuola dove operava la maestra sono state messe delle micro-telecamere che avevano ripreso i maltrattamenti, “inchiodando” la docente. Inoltre, anche altri genitori avrebbero denunciato i maltrattamenti riferiti dai bambini.

La difesa della docente

La maestra, dal canto suo, ha sempre negato le accuse ed è probabile che contro la sentenza che la condanna ricorrerà in appello.

“La classe era vivace ma non ho mai chiuso i bambini nello sgabuzzino – aveva detto la maestra durante il dibattimento, durato 4 anni – nemmeno c’era uno sgabuzzino, c’era un lavandino per lavarsi le mani. Mi rode il fegato, sono anni che sto in punizione”.

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