I lettori ci scrivono

Malumori estivi, ovvero luoghi comuni sulla scuola dell’emergenza

RETORICA
Lontani ormai i giorni della retorica patriottarda e autorassicurante del #celafaremo e degli inni dai balconi, resta l’altra retorica dei riconoscimenti della ministra (e non solo) agli sforzi “eroici” dei docenti e della scuola in generale per fronteggiare l’emergenza.
Un sobrio realismo richiederebbe invece un panorama molto differenziato di situazioni, con scuole e singoli lavoratori che si sono molto impegnati, e altri che hanno evidenziato non poche criticità, e questo vale anche per famiglie e studenti, soprattutto in relazione alle diverse fasce d’età e ai diversi contesti territoriali. Ma non è solo l’aggettivo “eroico” che suona falso e stonato, è tutto un linguaggio pubblico sulla scuola che andrebbe purificato: dagli slogan vecchi e nuovi, dal burocratese, dalla proliferazione delle sigle, dalle formulazioni altisonanti che nascondono realtà tutt’altro che esaltanti.

ESAME
Le fanfare sempre pronte a suonare per gli esiti trionfali dell’Esame di Stato e per i livelli altissimi delle votazioni mascherano una realtà molto più prosaica: che questi esiti e questi livelli sono il frutto di una ristrutturazione del punteggio finale, che premia molto il credito del triennio (che appiattisce i profili dei singoli studenti) e di fatto rende ancora più inutile l’esame. Che nell’edizione di quest’anno ha visto giocare anche una notevole generosità delle commissioni giudicatrici, non di rado pervase da un non del tutto spiegabile senso di colpa verso gli studenti.
E resta sempre operante quella mentalità così italica della “pastetta”, delle combines, degli aggiustamenti e ammiccamenti, con i professori che si mettono d’accordo prima con gli studenti, o che comunicano impropriamente con loro su Facebook…

DATI FASULLI
Un’impressione, questa, di attendibilità molto relativa dei voti assegnati durante la fase dell’emergenza, che non vale solo per l’Esame di Stato: quante riserve hanno tutti, docenti studenti e famiglie, sul valore dei voti a distanza, per i numerosi fattori che li hanno condizionati (aiutini, assistenze nascoste, trucchetti vari, tollerante benevolenza dei docenti)!

VALUTAZIONE
E chissà (nutro forti dubbi al proposito) se questa fase ha almeno contribuito a incrinare, se non a scardinare, la convinzione, più che altro inconscia, che la scuola sia soprattutto il momento della valutazione, della “verifica”… Ma ancora più in generale, sembra difficile uscire da una logica perversa che fa del “successo formativo” un diritto, e del numero dei promossi, in un modo o nell’altro, il criterio dell’efficienza di una scuola.

DaD
Un coro di opinioni, e da ultimo anche qualche monitoraggio, sull’esperienza della DaD, mostra una tendenza crescente a sottolinearne i limiti, e di conseguenza a invocarne la scomparsa. Oggi sembra facile sparare sulla DaD (e non senza qualche valida ragione). Ma tutti sembrano ignorare che, soprattutto nel segmento della secondaria superiore, essa probabilmente dovrà essere recuperata, almeno in parte, perché l’emergenza sanitaria non sarà solo una questione logistica (di spazi fisici, di dispositivi di sicurezza, di orari).

DIGITALE
E quante incertezze sul peso che la comunicazione digitale dovrà avere nella scuola del futuro! Lungo un ventaglio di posizioni che vanno dall’esorcistico all’acriticamente entusiasta, non ci si può nascondere comunque che sarà questo uno dei terreni decisivi, forse il più decisivo, nel delineare la scuola del prossimo futuro. La gran parte della comunicazione sociale, e del reperimento di informazioni, avviene ormai in rete e nei social network: può la scuola costituire un’eccezione? Ma cosa fare del digitale nella scuola, resta un problema aperto, e può benissimo darsi che anche nella pratica si riversi la varietà di posizioni teoriche sull’argomento.

MALI CHE VENGONO DA LONTANO
Non c’è, naturalmente, una ricetta, per risolvere alcunché. Ma già “dire pane al pane e vino al vino”, parlare in modo semplice e chiaro, sarebbe un gran passo avanti, rispetto alla profluvie di ordinanze e direttive varie, e rispetto alla invadente concorrenza di innumerevoli proposte delle più disparate agenzie formative… Ma forse dobbiamo ancora finire di scontare i guasti profondi di una autonomia male intesa, e soprattutto della deriva aziendalistica della scuola da cui non si intravede una via d’uscita…

Rodrigo Catalani

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