Leggo la lettera di una madre rimasta delusa dalla scuola in quanto ha bocciato il figlio recentemente rimasto orfano di padre, e vorrei spiegare alla signora che la scuola non è venuta meno ai suoi doveri, anzi ha proprio aiutato il figlio. Ne parlo non solo come insegnante ma anche e soprattutto perché mio marito è rimasto orfano di padre a 16 anni ed è stato anche lui bocciato. Non solo, nello stesso anno in cui ha perso il padre ha anche avuto seri problemi di salute e quindi ha compreso ben poco delle varie materie, ne aveva alcune insufficienti ma al di là dei voti la situazione delle competenze era proprio lacunosa. Nel suo caso, i professori l’avrebbero promosso, ma è stato proprio lui, assieme alla mamma, a chiedere di essere fermato, perché si è reso conto che l’anno successivo non avrebbe capito niente, avrebbe faticato troppo, gli mancavano troppe conoscenze. Ed è proprio questo l’errore che fanno molti genitori oggi, e anche docenti e dirigenti, nel credere che la bocciatura sia una punizione. Non lo è.
È una seconda occasione, di riprendere i fili rimasti pendenti, qualsiasi sia stata la ragione per cui non si sono raggiunti gli obiettivi. Quindi alla signora che è rimasta delusa vorrei dire che, nel dramma che vi è capitato, potersi fermare un momento e rivedere un’altra volta gli argomenti che quest’anno suo figlio non è riuscito a capire, per ovvie ragioni, non è stata una punizione da parte della scuola, ma un aiuto. Un anno in ritardo nel diploma non cambia assolutamente niente nella vita, poter recuperare gli apprendimenti mancati invece gli permetterà di affrontare meglio l’anno successivo. Diverso invece il discorso dell’umanità, sul quale ovviamente non posso intervenire perché non ero lì, e su questo punto si può migliorare, se la signora si è sentita “abbandonata” allora forse la coordinatrice della classe ha mancato nei contatti umani. Ma davvero, non vivete la bocciatura come un rigetto da parte della scuola, perché è concettualmente sbagliato. Anzi, è proprio pretendendo una promozione al di là delle reali conoscenze acquisite che si danneggiano i figli.
Cordiali saluti
Sara Alonzi
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