
Un video pubblicato su TikTok di una mamma con in mano una busta contenente soldi da offrire al figlio in caso di sei in matematica è diventato virale. Le immagini mostrano una donna che dice di essere in disperata ricerca di un voto sufficiente del figlio.
Non è l’unico caso
“Hai una busta con 40 euro, mi devi portare almeno un 6 in matematica, sono disperata!”, ha detto. Inutile dire che il video, ripostato dal portale Webboh, ha attirato molte reazioni, alcune molto negative. Molti ragazzi hanno detto che anche i loro genitori hanno agito così. Ma c’è anche chi dice che studiare è il dovere di ogni alunno, e non bisognerebbe farlo solo per avere soldi.
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Giusto premiare i buoni voti?
Premiare i figli con denaro per ottenere buoni voti è una pratica che divide genitori ed educatori. Da un lato, può sembrare un incentivo efficace per motivare lo studio, specialmente nei ragazzi meno inclini all’impegno scolastico. Tuttavia, questa strategia rischia di trasformare l’apprendimento in una mera transazione economica, togliendo valore alla curiosità e alla voglia di conoscenza. Se un bambino studia solo per ricevere una ricompensa immediata, potrebbe sviluppare una mentalità estrinseca, dove l’impegno è legato esclusivamente a un guadagno e non alla crescita personale.
Dal punto di vista pedagogico, è più utile incentivare la motivazione intrinseca, aiutando i ragazzi a comprendere il valore dello studio al di là della ricompensa materiale? Oppure ci può stare in casi, appunto, “disperati”?
Una riflessione simile è stata fatta da molti in questi anni nel periodo della maturità, quando molti ragazzi sono stati premiati dai genitori con fiori, festicciole, spumante, come fosse un risultato eccellente.