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“Mamma ho preso 4!”, ora il voto al genitore arriva da sotto il banco tramite WhatsApp

In attesa di apprendere, a gennaio, le conclusioni della commissione istituita dal Miur per stabilire l’utilità di cellullari e smartphone in chiave didattica, continuano giungere i pro e i contro il progetto (tra i contrari c’è anche l’Invalsi) caldeggiato anche dalla ministra Valeria Fedeli. Nel frattempo, continuano ad essere applicate le norme in vigore. Le quali prevedono un divieto assoluto dell’utilizzo dei cellulari in classe. Invece, si arriva ormai, sempre più spesso, a comunicare il voto al genitore arriva da sotto il banco tramite WhatsApp. Magari, solo per dire Mamma ho preso 4!.

Divieto di utilizzo del cellulare in classe per docenti e studenti

Il disco rosso vale prima di tutto per i docenti (Circolare n. 362 del 25 agosto 1998). E anche, ovviamente, per gli studenti: “è del tutto evidente che il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione risponda ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti, di cui al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249”, si legge nella Circolare Prot. n. 30/dip./segr. del 15 marzo 2007.

“In tali circostanze – proseguono le indicazioni prodotte dal ministero allora condotto da Giuseppe Fioroni -, l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile”.

In generale, di recente il Garante della privacy si è espresso in modo un po’ più morbido, sostenendo che “l’uso di cellulari e smartphone è in genere consentito solo per fini strettamente personali”.

Studenti: se l’infrazione diventa doppia

L’infrazione diventa doppia quando lo studente utilizza il cellulare per comunicare la valutazione alla famiglia, da sotto il banco o andando in bagno, via sms o sempre più spesso con un semplice WhatsApp. Oppure utilizzando il proprio smartphone per comunicare l’andamento scolastico via Facebook.

Ai genitori, in questo modo, il voto preso a scuola giunge quasi in tempo reale. E loro, quasi sempre, se ne compiacciono, soprattutto quelli che lavorano: non si rendono conto, probabilmente, che assecondando i figli nell’utilizzo del cellulare in classe, li aiutano a condurre un’infrazione.

Di parere diverso si dicono gli stessi docenti e i dirigenti scolastici. I quali, attraverso i regolamenti interni, approvati dagli organi collegiali preposti (Collegio dei docenti e Consiglio d’Istituto), irrogano le sanzioni, da adottare in tutti quei casi in cui l’allievo viene sorpreso a comunicare voti e andamenti scolastici prima di giungere a casa.

Alessandro Giuliani

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