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Manager lascia il lavoro per insegnare: “Sono precario ma felice. C’è tempo per gestire lavoro e famiglia, è stimolante”

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April 01, 2025

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Una storia simile a tante altre: un ex manager di una multinazionale di Milano ha deciso, a 47 anni, di cambiare vita e diventare insegnante, riuscendo ad avere una qualità di vita migliore. Ecco cosa ha raccontato, ai microfoni de La Repubblica.

L’uomo è andato via dalla Puglia 25 anni fa, dopo la laurea in Economia e Commercio, per riuscire a fare un lavoro redditizio, con un futuro in ascesa. A un certo punto ha iniziato a pensare che il suo lavoro era diventata una gabbia. “Dettava i tempi della mia quotidianità e non riuscivo a condividere con la mia famiglia alcuni giorni e momenti dell’anno. Nel 2010, quando ho saputo che sarei diventato padre per la prima volta, ho iniziato a guardare la vita con occhi diversi”, ha esordito.

“Stavo perdendo gli anni più belli”

“Stavo perdendo gli anni più belli della crescita di mia figlia. Volevo vivere di più la famiglia ma i sabati e le domeniche, per non parlare delle festività, ero al lavoro. Quando io ero stressato per i picchi di turnazioni infinite, la mia famiglia mi aspettava a casa rinunciando alle vacanze. Nella multinazionale nella quale lavoravo da più di 18 anni non sentivo più valorizzata la mia figura professionale ma sentivo di esser diventato solo un numero”, questo il suo rammarico

Ecco quando è cambiato tutto: “Dopo mesi a rimuginare, ho guardato mia moglie in faccia e le ho detto la verità: quello non era il lavoro che volevo fare per tutta la vita. Ho ripreso i libri in mano, ho ricominciato a studiare e mi sono presentato al concorso ordinario per l’insegnamento bandito nel 2020. Finalmente nel 2022 sono riuscito a conseguire l’abilitazione”.

Poi, una mattina di ottobre del 2023, mentre lavorava, lo hanno contattato da una segreteria scolastica per dirgli che finalmente era arrivato il suo turno. “Mi aspettavano il giorno dopo per la firma del contratto e per la mia prima lezione in classe. Non mi sembrava vero, mi trovavo davanti a un bivio. Avevo 24 ore di tempo per decidere”.

Meglio la precarietà che l’infelicità?

“Da giovane mio padre mi consigliava di andare a insegnare, esattamente come lui che era professore nelle scuole medie. L’ho dovuto sperimentare a 47 anni che aveva ragione. Stare a contatto con i giovani è stimolante. Inoltre c’è tempo a sufficienza per gestire bene il lavoro e la famiglia. Ho trovato il mio equilibrio. La mattina è tutta dedicata all’insegnamento a scuola. Sono docente di Diritto e Economia in un istituto professionale statale. Il pomeriggio dedico un paio di ore alla preparazione della lezione del giorno successivo. Per il resto sono un papà e un marito a tempo pieno. Posso anche permettermi di organizzare i fine settimana per brevi viaggi o per una cena con gli amici. Cose impensabili una volta”, ha raccontato.

L’uomo, però, è ancora un insegnante precario. “È vero, non sono ancora docente di ruolo. Ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato con un ottimo stipendio per un lavoro precario. A luglio e agosto sono senza retribuzione e contributi, vado in disoccupazione. Una precarietà lavorativa che però non mi crea scompensi. Perché finalmente sono felice”.

Innumerevoli casi del genere

Qualche settimana fa abbiamo trattato un caso simile: un’ingegnera che oggi ha 43 anni, romana, con una carriera brillante in corso, ha deciso di lasciare il lavoro per fare qualcosa che per lei è decisamente più appagante: insegnare.

“Mi sono resa conto che tornavo sempre a casa tardi. Spesso le riunioni iniziavano alle 18. Ho capito che ti perdi tante cose. E mi mancava anche qualcos’altro. Quel lavoro mi riempiva la testa, ma non il cuore. Non ero appagata. Così, quando sono rimasta incinta, ho deciso che dovevo cambiare vita”, ha esordito. Così il coraggio di intraprendere un percorso totalmente diverso.

“Quando entro a scuola sono sempre felice. Sono felice tutte le mattine. Non solo perché i ragazzi mi riempiono di affetto. Ma mi offrono gli strumenti per capire la vita, per comprendere meglio i miei figli. E mi sento sempre giovane. Ogni tanto, quando sento qualche mio ex collega che parla di lavoro, rinasce la vecchia passione. Ma non tornerei mai indietro. Sono responsabile dell’educazione degli adulti di domani. Dovranno costruire la loro vita anche grazie a quello che io gli ho trasmesso. L’ingegneria è più fredda. Non dai una parte di te a una giovane mente. Ho scoperto che l’insegnamento era il mio lavoro. Certo, è faticoso. E mi piacerebbe avere un posto fisso. Ma è meraviglioso comunque”, questa la sua motivazione.

Prima ovviamente la docente guadagnava di più: “Certo, ma in realtà, se mettiamo tutto sul piatto della bilancia, non è vero. Primo perché la vera ricchezza è il tempo. Non ha prezzo. E poi perché il tempo è realmente denaro. Basti pensare ai soldi che avrei speso in babysitter. Ma soprattutto i soldi vanno e vengono. Il tempo non torna più. Se arrivi a casa stanco la sera, poi, non hai voglia di ascoltare, non hai la lucidità per seguire al meglio i tuoi figli. Invece io ho la voglia, la lucidità e la forza di farlo”.