I manager bocciano (ma non è la prima volta) la scuola italiana lanciano il progetto ‘food4minds’ per fare più sinergia scuola e mondo del lavoro.
Le carenze della formazione sono uno dei temi al centro dell’Assemblea di Manageritalia Roma che si è svolta a Roma in vista del Congresso nazionale di novembre.
A certificare le mancanze del sistema formativo è il test PISA che, nel misurare le competenze dei 15enni riguardo alla matematica, mostra una media per l’Italia a 485 punti, nettamente sotto la media Ocse (494) e lontanissima dai paesi più virtuosi (Corea del sud 554, Giappone 536 e Svizzera 531).
Eppure – sottolinea Manageritalia – ” la crescita economica di un Paese è fortemente correlata al livello di competenze misurato su studenti e adulti, più che al numero di quanti terminano gli studi superiori e universitari. Insomma, nella formazione conta più la qualità che la quantità, anche se un elevato tasso di scolarità superiore e universitaria è la condizione necessaria, ma non sufficiente”.
Una situazione segnalata anche dai manager che in una recente indagine bocciano il sistema formativo (Indagine AstraRicerche per Manageritalia effettuata a settembre 2015 su un campione di quasi 1.200 dirigenti italiani del settore privato). Perché ritengono che la scuola italiana non sia meritocratica, non premi, valorizzi e metta in evidenza le qualità degli studenti migliori (68% Italia, 53% al Centro basso dove c’è il Lazio).
Una bocciatura che si amplia pensando che il 40% degli intervistati nega che la nostra scuola prepari i giovani in modo valido, secondo le necessità del mondo del lavoro. Dall’indagine emerge l’invito a un maggior dialogo tra il mondo della Scuola/Università e il mondo del lavoro per seguirne meglio le esigenze (98% degli intervistati), maggiore qualità dei docenti, anche tramite nuovi criteri di selezione (98%) e aggiornamento e qualificazione (97%). I manager poi chiedono anche maggiore riconoscimento anche da parte degli italiani del ruolo e dell’importanza del sistema formativo (96%).
Dei giovani entrati in azienda negli ultimi anni i manager bocciano, giudicandole inferiori alle attese, soprattutto le soft skills realizzative – proattività, imprenditorialità, gestione del tempo e organizzazione e capacità di decidere – (82%), quelle relazionali e manageriali – capacità di relazione, dialogo, confronto, lavoro di gruppo ecc. – (79%) e quelle cognitive – analisi, sintesi e problem solving – (77%). A seguire giudicano sempre insufficienti le competenze linguistiche (75%), la cultura in generale (68,9%) e le competenze digitali estese – capacità di capire la tecnologia e soprattutto il suo funzionamento, non solo di usarla – (59,4%).
Da qui nasce il progetto food4minds, un’iniziativa che, nella sua fase pilota appena partita in Lombardia, vede già due scuole e due imprese lavorare insieme.
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