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Manca poco alla verifica dei debiti formativi. Ma questo sistema serve davvero a qualcosa? Sarebbe ora di aprire un dibattito sulla questione

Ferragosto, si sa, è la data frontiera prima della quale tutto è gioia, vacanza e libertà e dopo la quale incombe il ritorno alla quotidianità fatta di lavoro, doveri quotidiani e… esami di riparazione per recuperare i debiti beccati agli scrutini di giugno. Nei giorni scorsi abbiamo parlato delle spese che molte famiglie hanno affrontato per preparare al meglio – privatamente – i propri figli, sopperendo alle lacune delle scuole, i cui fondi, sempre più esigui, consentono di organizzare al massimo una quindicina di ore di corsi di recupero, preferibilmente tra giugno e i primi di luglio.

Per tranquillizzare i ragazzi e le ragazze che attendono la data fatidica degli esami  – con l’ansia sempre crescente che contraddistingue, in questi ultimi tempi, gli studenti italiani – ricordiamo che gli ultimi dati di settembre 2022 riportati dal Ministero e da tutta la stampa nazionale sono rassicuranti: oltre il 90% degli studenti sottoposti a verifica ottiene la promozione all’anno successivo. Non vediamo, dunque, perché quest’anno dovremmo aspettarci un’inversione di tendenza.

In realtà sarebbe opportuno che si aprisse un dibattito serio sull’utilità dei debiti formativi assegnati a giugno e verificati a fine agosto o nei primi giorni di settembre: chiediamoci, infatti, quale Consiglio di classe se la sentirebbe di bocciare un ragazzo con un debito – fosse anche in una materia di indirizzo – che agli esami di riparazione dovesse dimostrare di possedere ancora, come alla fine delle lezioni, una preparazione claudicante e incompleta. Forse, soltanto se in presenza di silenzio assoluto da parte del candidato.

Ma, contestualmente, poniamoci anche un’altra domanda: sarebbe giusto bocciare un ragazzo che ha ottenuto un profitto sufficiente (o anche di più) in tutte le discipline tranne che in una? Fare, cioè, ripetere un intero anno scolastico per una sola materia? Pensiamo di no.

Lo stesso vale per lo studente che si presenta agli esami di riparazione con due materie debitorie: in una se la cava, nell’altra no. Il Consiglio che fa? Lo boccia? Quasi certamente, no. E se lo facesse, sarebbe giusto? Anche in questo caso la risposta, a nostro avviso, è no.

E allora? Allora occorre ripensare tutto il meccanismo. Davvero, infatti, crediamo che in due mesi scarsi (luglio e agosto, che a tutto invogliano tranne che a studiare…) un ragazzo possa colmare le lacune accumulate durante un intero anno? Ci dispiace ripeterci, ma per la terza volta rispondiamo di no.

E’ da settembre a giugno che il Consiglio di classe deve lavorare sugli e con gli studenti, concentrandosi in particolar modo su quelli più fragili. Prevedendo percorsi e attività specifiche e personalizzate proprio per prevenire il debito, che come abbiamo visto serve a ben poco.

Ma soprattutto, la vera chiave di volta sarebbe adoperarsi per dare sostanza all’orientamento, questo grande assente nella scuola italiana. Perché non è normale che chi si iscrive al liceo scientifico abbia difficoltà e debiti in matematica e fisica e chi opta per il liceo classico non arrivi alla sufficienza in latino e greco, giusto per fare due esempi. In assenza di progetti di continuità diffusi tra medie e superiori, è al primo anno di liceo che occorrerebbe intensificare il sistema delle cosiddette passerelle per riorientare in tempi brevi quei ragazzi che, per un motivo o per un altro, hanno sbagliato scelta.

Gabriele Ferrante

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