Al primo settembre mancano 42 giorni (36 se si escludono le giornate di sabato), insomma c’è davvero poco tempo per decidere come iniziare il nuovo anno scolastico.
Molte le questioni ancora da affrontare e da risolvere anche se, per la verità, al Ministero sembrano sicuri che tutto andrà per il meglio.
Un problema decisivo riguarda gli orari; per esempio non è ancora chiaro come si potrà garantire il tempo pieno alla scuola dell’infanzia e alla primaria e, soprattutto, non si neppure se nella loro autonomia le scuole potranno rivedere orari e calendari o se ci vorrà un intervento legislativo come stanno chiedendo i sindacati.
Intanto gli USR stanno raccogliendo i dati sugli spazi disponibili nelle scuole e in altre sedi e la Ministra stessa sta incontrando gli Uffici per poter farsi una idea più diretta delle diverse situazioni. Ma è ormai chiaro che non basterà trovare locali: ci vorranno anche insegnanti e collaboratori scolastici, e ne serviranno davvero tanti.
Il Decreto Rilancio mette una pezza autorizzando l’assunzione di 50mila docenti e Ata, che certamente non basteranno.
Le lezioni, infatti, sono a rischio per un milione e mezzo di studenti, secondo gli stessi dati forniti dal Ministero e non si può pensare che il problema si possa risolvere con poche decine di migliaia di docenti e collaboratori in più.
Senza considerare che le necessità saranno maggiori in alcune aree e inferiori in altre e in molte regioni le graduatorie non presentano una adeguata disponibilità di docenti.
Intanto i Comitati territoriali di “Priorità alla scuola” scendono oggi in piazza in molte città italiane per chiedere che la scuola riprenda a pieno ritmo, mentre il Commissario straordinario Arcuri sta procedendo agli acquisti di arredi e dispositivi di protezione.
I numeri sono imponenti: serviranno milioni di mascherine tutti i giorni e milioni di banchi monoposto di nuova generazione.
Sempre meno, negli ultimi giorni, si parla invece di fare lezione in musei, teatri e biblioteche.
Segno che, evidentemente, al Ministero si incominciano a fare i conti con la cruda realtà, tanto che già si dice che è imminente un nuovo decreto con ulteriori stanziamenti, soprattutto per le assunzioni.