1.219 docenti hanno scelto di lasciare il Lazio ed emigrare in un altro territorio: lo scrive Il Messaggero, secondo il quale però a pagare il prezzo più caro saranno gli alunni che troveranno sulla cattedra i supplenti.
Inoltre mancherebbero docenti di materie scientifiche “come Matematica, Fisica, Chimica. Un vero problema se teniamo conto del fatto che lo scorso anno molti istituti hanno dovuto far ricorso a laureandi”, lo sostiene Mario Rusconi dell’Anp. Che aggiunge: “Quasi 800 invece tornano in Campania”.
Si tratta, fa il conteggio il quotidiano romano dei trasferimenti e scrive: è il movimento più cospicuo: 739 docenti, a cui seguono i 161 di ritorno in Sicilia, i 75 in Calabria, i 51 in Abruzzo. In totale dunque 1.219 che lasciano il Lazio senza che da altre Regioni ne arrivino altrettanti per far in modo che il saldo finale non diventi negativo. Dalla Lombardia ne arriveranno 154 – sempre per le stesse motivazioni che hanno spinto i colleghi a lasciare il nostro territorio – altri 79 giungeranno dalla Toscana, 56 dall’Emilia-Romagna, 42 dal Veneto.
La questione fondamentale è ora quella, secondo Rusconi, di fare iniziare il nuovo anno scolastico con tutti i prof in cattedra: ci riuscirà il ministero?
“L’anno scorso le immissioni in ruolo sono arrivate a gennaio – ricorda ancora Rusconi – è chiaro che questo crea un disagio, poi c’è anche da dire che un insegnante non sempre accetta l’incarico di supplenza per il quale il preside non può prevederne la durata. Potrebbe essere per poche settimane o per mesi, nel dubbio molti rifiutano”.
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