La matematica latita, nonostante Piergiorgio Odifreddi cerca tutti i mezzi per diffonderne il piacere del suo studio e farla acchiappare dall’interesse dei giovani studenti.
Ma non solo il noto matematico e divulgatore scientifico, da qualche tempo anche le facoltà scientifiche sono a caccia di matricole anche perché i banchi vuoti all’università, negli anni, si trasformano in cattedre vuote nelle scuole.
Il Messaggero pubblica un articolo su questa mancanza tipica dell’Italia, sottolineando una sorta di inspiegabile tendenza al suo studio che si sta trasformando in emergenza.
E infatti con le proposte di assunzione per la cosiddetta fase C del piano straordinario di immissioni in ruolo, si è scoperto che i docenti di matematica sono poche decine in tutta Italia.
Oltre alla carenza dei docenti sul sostegno, mancano dunque i prof di matematica per cui ancora una volta la scuola dovrà fare ricorso ai supplenti, presenti nelle graduatorie di istituto.
Per loro è previsto invece l’accesso al concorso, ma in attesa della prossima selezione, per matematica sono state presentate domanda di assunzione da solo 430 docenti.
Secondo i dati del ministero dell’istruzione, l’Italia è 22esima in Europa per numero di laureati nelle discipline scientifiche e tecnologiche, appena 13 cittadini su 1000. Dal Miur si corre allora ai ripari, scrive Il Messaggero, con uno stanziamento di 6 milioni di euro a disposizione degli atenei, intenzionati a promuovere progetti tra le future matricole per incentivare la preferenza delle facoltà scientifiche. È in corso infatti il bando, che resterà aperto fino al 30 novembre, per finanziare progetti di laboratorio nelle scuole superiori e attività di recupero per gli studenti in difficoltà nelle materie scientifiche, in base alla pubblicazione delle nuove linee guida del 2014-2016 del piano nazionale per le lauree scientifiche.
Un progetto che ha un doppio obiettivo. Da un lato mira a riavvicinare gli studenti delle superiori a facoltà come quelle di matematica, fisica e scienze naturali, potenziando l’orientamento negli ultimi tre anni delle scuole superiori, anche con prove di autovalutazione e relative forme di recupero per i ragazzi meno preparati. Dall’altro si sta promuovendo la capacità dei vari atenei di realizzare progetti che saranno finalizzati anche a limitare il tasso di abbandono tra gli studenti, soprattutto tra il primo e il secondo anno di corso universitario che si conferma come il momento più critico e delicato negli studi.
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