Categorie: Borse all'estero

Mancano i soldi. Eliminiamo il progetto Erasmus

Il progetto Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, nasce nel 1987 per opera della Comunità Europea e sancisce la possibilità di uno studente universitario europeo di effettuare in una Università straniera un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria Università. Il nome del programma deriva dall’umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam, che viaggiò diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture. 
Oggi dopo 25 anni dalla nascita di questo progetto, per effetto di una crisi economica che non da tregua si rischia la sua sospensione definitiva. Frequentare Erasmus non è facile perché i posti sono pochi, bisogna dimostrare di essere in regola con gli studi, bisogna scegliere la meta meno ambita, e inoltre bisogna avere anche qualche euro a disposizione, in quanto l’assegno di 200 euro circa lascia scoperte molte spese necessarie alla vita quotidiana del fuori sede. 
L’Erasmus per quanto detto sarebbe vittima, insieme ad altri programmi, dei tagli al fondo sociale europeo, poiché gli stati membri non versano il loro dovuto. Una cosa è certa, l’Erasmus è cresciuto oltre ogni aspettativa. Analizzando solamente la mobilità degli universitari, si può notare che si è passati da 3.244 studenti del 1987 ai 190mila del 2011 (in Italia dai 220 studenti del primo anno a più di 19mila negli ultimi anni). Considerando il fatto che il programma Erasmus segue un’evoluzione anticiclica, infatti, nonostante la crisi il numero di persone che partecipano continua a crescere, nasce il sospetto sicuramente legittimo che qualche stato membro abbia esagerato con le richieste di rimborso. 
Di contro l’elevato numero di studenti che ne ha preso parte è testimonianza che lo spirito europeo, tra i giovani, è vivo, ma testimonia anche la garanzia di un aumento delle spese oltre le previsioni.

Aldo Domenico Ficara

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