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Mancanza docenti di sostegno, alunni disabili e bullismo

Nella girandola di insegnanti che cambiano in continuazione a causa di algoritmi, nomine fatte in ritardo e assegnazioni provvisorie per rimediare a nomine lontano da casa, in alcuni casi illogiche, la scuola è messa nell’impossibilità di sviluppare adeguati processi di apprendimento e percorsi educativi coerenti.

Particolarmente grave è il fatto che molti alunni con disabilità, le cui famiglie hanno ben ragione di protestare per un diritto negato, a due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, non abbiano ancora un insegnante di sostegno.

In questo contesto emerge con particolare drammaticità il fenomeno del bullismo nei confronti proprio dei più deboli.

L’assenza di un lavoro iniziale rivolto alla conoscenza tra gli allievi della classe e alla costruzione di un clima positivo in grado di favorire l’integrazione – impossibile quando gli insegnanti curricolari cambiano più volte nelle prime settimane e sono assenti gli insegnanti di sostegno – e l’assenza di un sostegno agli allievi con disabilità in grado di aiutarli ad affrontare con serenità la nuova situazione, lasciano aperto il campo allo sviluppo di fenomeni di paura e avversione per il diverso, che ricadono su chiunque sia portatore di una qualunque forma di diversità.

Tra questi gli allievi con disabilità stanno vivendo situazioni drammatiche e stanno subendo un’altrettanto grave violazione di diritti fondamentali: il diritto all’istruzione e il diritto all’incolumità fisica.

Frequentemente in questi giorni mi succede che colleghe e colleghi insegnanti mi chiedano, in qualità di formatore e consulente, che cosa fare per fatti di bullismo o comunque di comportamenti difficili da gestire. Consapevoli del fatto che l’azione più efficace è la prevenzione realizzata nei primi giorni, supportata da un continuo e costante lavoro per lo sviluppo delle abilità sociali, la preoccupazione si trasforma spesso in profonda tristezza, pensando che non è stato in molti casi possibile realizzarlo.

Le responsabilità del Miur sono enormi e gravi e noi insegnanti siamo spesso messi nella condizione di non riuscire ad intervenire efficacemente.

 In ogni caso non arrendiamoci. Cerchiamo comunque di non sottovalutare il fenomeno e di essere vicini alle vittime, ma anche ai bulli, per offrire loro un’alternativa ad una esistenza fatta di oppressori ed oppressi; un’alternativa fondata sull’idea di solidarietà, cooperazione e condivisione.

Come dice Roberto Saviano: “Educare alla felicità e alla condivisione è la migliore arma per disarticolare il potere criminale”, e ciò vale in tutte le situazioni in cui vogliamo disarticolare rapporti basati sulla prevaricazione.

Claudio Berretta

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