A seguito della notizia pubblicata sulla Stampa e ripresa sul nostro portale riguardante la mancata intitolazione a Vito Scafidi della scuola di Pianezza, in provincia di Torino, riceviamo dalla sorella del ragazzo morto nel crollo di un edificio scolastico, la seguente lettera che volentieri pubblichiamo.
Perdonate il mezzo, perdonate le parole.
Ma nonostante tutto, il tempo, il lavoro, le opinioni di molti e forse l’immagine da difendere, nonostante il tutto, rimango la sorella di Vito Scafidi.
E questo mio intervento, a seguito del dibattito insorto pochi giorni fa è più che dovuto e motivato
Il silenzio da parte mia non avrebbe reso onore a quella metà di cuore che mi ha abbandonato 8 anni fa…
Affrantissima, vicinissima, compostissima, dignitosissima, comprensivissima, Sara Zambaia, capisco che la pubblicità negativa ricevuta in questi giorni non abbia fatto piacere né a lei, componente di questa giunta, né al Suo Sindaco.
Non voglio assolutamente proseguire con questa diatriba che fa più male che bene alla memoria di mio fratello che tutti riempiendosi la bocca in determinati momenti e a scopi politici hanno via via strumentalizzato anziché onorare da circa nove anni a questa parte.
Nel profondo del mio cuore mi sono augurata da sorella che almeno questa volta, per una volta, coloro che un tempo scendevano in piazza portando sul petto il nome o la foto di Vito, si limitassero al silenzio chiesto in quella lettera.
Un silenzio che perlomeno avrebbe lasciato il dubbio.
Ora, tutto viene trasformato in questioni politiche come mai prima e ci sono schieramenti che vedono da una parte tornaconti personali e dall’altra persone libere.
Libere di metterci la faccia
Senza sbavature di rossetto agli angoli della bocca da dover correggere dopo le parole scritte o pronunciate.
Perdere un figlio a scuola non può essere compreso, non lo è stato allora, non lo è oggi e ancora non lo sarà domani.
E allo stesso modo rimane incompresa la finta comprensione e immedesimazione di chi dopo aver a sua volta strumentalizzato la sua tragedia, tenta in un secondo momento di trovare spiegazioni e gustificazioni utilizzando stratagemmi politici sottili che i comuni mortali chiamano sotterfugi.
Ribadiamo un concetto che persone altamente locate e ai vertici dei diversi poteri politici dovrebbero poter comprendere con molta facilità ovvero la non richiesta da parte della famiglia di nessun tipo di intitolazione ma la spontanea richiesta da parte della Giunta comunale rappresentata da un sindaco.
Ovviamente oggi, quelle richieste del 2014 vengono contestate in prima persona da chi quel sangue versato lo continua a piangere ogni giorno.
La mamma
Perché posso comprendere dalla pochezza dei miei anni i tentativi di comprensione da parte di chi quel rapporto non l’ha ancora sfortunatamente vissuto e parlo del rapporto madre figlio.
E nello stesso modo comprendo come una madre, in questo caso la mia, possa sentirsi incendiare il cuore quando vede strumentalizzare quel figlio che ha sentito crescere dentro di se, accudito, seguito e poi seppellito.
E questo, questo dolore, questa tragedia, quel figlio, quei figli ingiustamente portati via non devono essere strumentalizzati.
Perché una volta toccati si va incontro a questo.
Alle polemiche…
Polemiche che molti innalzano portando in alto uno stendardo politico.
E che altri porteranno avanti fino alla morte, innalzando uno stendardo che porta ricamato il volto di una vita rubata ad una madre
Oggi si cerca ripulire quanto fatto citando in causa in primis il Ministero, e delegando ad esso la responsabilità della scelta del nome del plesso scolastico ma mi preme sottolineare che solo ieri questo veniva tralasciato per lasciare invece posto ad una causa decisamente diversa…
“Il povero ragazzo mancato a scuola” alla quale il suo comune voleva dedicare una scuola.
In seconda battuta è stata poi trovata una seconda scusante.
Secondo capitolo : “lo Zio”.
Divenuto tale il 2 ottobre del 1991, prima ancora che molti pianezzesi e non si sognassero o immaginassero lontanamente un giorno di entrare dentro al comune pianezzese.
E ancora Zio nel 2014, alla stesura della lettera per il premier Renzi dove veniva formulata la lodevole richiesta del sindaco Pianezzese di una futura intitolazione del nuovo plesso scolastico a “Vito Scafidi”
Perché il 22 novembre del 2008, mi preme precisare, non abbiamo seppellito anche i rapporti familiari.
Forse questo è stato dimenticato come molti altri piccoli particolari.
Penso che la sicurezza scolastica sia la priorità per la quale la mia mamma lotta da anni, in prima persona, affiancata e non da semplici cittadini o cariche politiche e nessuno deve oggi ricordarle che questo sia molto più importante di una semplice intitolazione.
Allo stesso tempo, penso che nessuno abbia il diritto di utilizzare il nome di Vito Scafidi e di qualsiasi persona per scopi personali, politici e via dicendo senza rendergli il meritato onore.
Oggi ci sono accuse di schieramenti politici che vanno a strumentalizzare quanto accaduto, quando queste accuse bisognerebbe farle in primis al volto che ogni giorno salutiamo guardandoci allo specchio.
Si è aumentato il carico di amarezza ad una famiglia che nonostante il passare del tempo rivive ogni giorno il peso di quella mancanza e che anche in questo caso ha visto il nome del figlio strumentalizzato e in un secondo momento dimenticato.
Rimanga nella sua compostezza e per la sua dignità, le consiglio visto che, in politica succede troppo spesso di cambiare bandiera e casacca, di non esagerare con le difese, perché domani non potrebbe esagerare con le accuse.