Categorie: Estero

Manchester: scuole laiche distribuiscono preservativi dai 13 anni in su

Le istituzioni inglesi non sanno più cosa inventarsi per frenare la sempre più preoccupante ondata di gravidanze portate avanti da ragazzi minorenni. Dopo aver tentato nei mesi scorsi di risolvere il problema affidando gli alunni alle ‘cure’ dei docenti, anche senza il coinvolgimento della famiglia e aver anticipato ai soli cinque anni l’approccio ai temi sessuali, stavolta a fare scalpore è la città di Manchester: dove le scuole laiche secondarie hanno avviato da qualche giorno un progetto di educazione sessuale che prevede la distribuzione gratuita di preservativi ad iscritti dai 13 anni in su. L’età sembra davvero bassa, ma bisogna considerare due aspetti: il primo è che nel Regno Unito le secondarie si frequentano fra gli 11 e i 16 anni; il secondo, ancora più importante, è che gli esperti avrebbero preferito che il servizio di distribuzione fosse destinato già a partire dai ragazzi di 11 anni (l’età in cui molti ragazzi, o poco più che bambini, inizino a praticare il sesso).
Anche se l’idea sembra fare scalpore, c’è da sottolineare che a Manchester le mamme minorenni anni sono il 50% in più rispetto al resto del paese, con una soglia media relativa al primo rapporto sessuale molto più vicina ai dieci anni che ai venti. In città ci sono ottanta scuole primarie che prevedono già l’insegnamento di tematiche relative ai rapporti di coppia, il concepimento e la nascita. L’idea del nuovo programma è venuta all’amministrazione quando è emerso che le gravidanze giovanili stavano aumentando nonostante il governo, dieci anni fa, avesse chiesto al comune di dimezzarle. Nel 2006 sono rimaste incinta 67 ragazze su mille al di sotto dei 17 anni, nel 1998 la percentuale era del 61,3 per mille.Alla luce di questi dati, gli esperti medici e gli psicologi avevano addirittura ipotizzato di allargare la destinazione dei profilattici ai ragazzi di 11 e 12 anni; ma il timore era quello che qualsiasi prova di attività sessuale a quella età avrebbe portato all’apertura di indagini giudiziarie. In base allo schema, i genitori non vengono infatti a sapere quando i figli chiedono una consulenza o i preservativi, anche se sono stati consultati prima dell’introduzione del programma.
L’amministrazione comunale di Manchester ha precisato che le richieste dei ragazzi saranno valutate "caso per caso". "Le infermiere incaricate della consulenza e della distribuzione rispondono alle domande dei ragazzi caso per caso e non offrono contraccettivi volontariamente – ha detto Pauline Newman, responsabile dei servizi per l’infanzia del comune di Manchester – Tutti i genitori delle scuole che hanno accettato di avviare il progetto – ha aggiunto – sono stati consultati e il personale promuove il dialogo tra figli e genitori sulla sessualità nonostante la scelta finale rimanga dei ragazzi".
Tutto a posto quindi? Neanche per segno: oltre alla replica di chi (Chiesa in testa) non vuole sentire parlare di preservativi (figuriamoci in tenera età), si attende il commento contrariato anche da parte di pedagoghi e di quella non residuale fetta di addetti ai lavori che sostiene come solo l’atto di fornire i contraccettivi a dei giovani rappresenti un sorta di incentivo a praticare l’attività sessuale. Ma anche far finta di niente, aggiungiamo noi, non sembra aver dato risultati soddisfacenti. Non sarebbe allora meglio che i soldi spesi dalla cittadina inglese per i preservativi venissero investiti in corsi obbligatori per le famiglie di appartenenza dei precoci ragazzi e di tutti quelli più a rischio?

Alessandro Giuliani

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