Il liceo Righi di Roma torna far parlare di sé per delle frasi sessiste pronunciate da dei docenti. A distanza di qualche giorno dal rimprovero ad una studentessa colta con l’ombelico scoperto mentre girava un video su tik tok (“Ma che stai sulla Salaria?”), che ha portato gli allievi a presentarsi a scuola il giorno dopo a pancia scoperta e in pantaloncini, sabato 19 febbraio l’istituto è finito di nuovo su tutti i mass media. È accaduto che un ex prof dello stesso liceo, un filologo supplente in un altro istituto romano, ha pubblicato sui suoi profili Facebook e Instagram una frase sessista e offensiva: “Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tr…”, ha scritto, facendo una chiara allusione alla vicenda avvenuta proprio al liceo Righi.
Gli studenti del collettivo dell’Orazio, l’istituto dove ora insegna il docente su cattedra di “potenziamento” di italiano, latino e greco, si sono schierati subito contro di lui: “Nel 2022 e in un contesto scolastico, è inaccettabile un così inadeguato uso delle parole, peraltro da parte di un professore, che dovrebbe istruirci e ‘aprirci la mente’ e invece esprime i suoi pensieri sessisti e retrogradi”.
“Siamo stufi di pregiudizi del genere, mirati – hanno aggiunto – a svalutarci come studenti ed individui, come se il nostro abbigliamento fosse causa e ritratto del nostro intelletto”.
La dirigente dell’Istituto, Maria Grazia Lancellotti – ha riferito uno degli studenti del Collettivo – avrebbe confermato che il post è stato scritto da un supplente che sta insegnando all’Orazio e si è dissociata da quelle frasi.
Per Maddalena Gissi, segretaria Cisl Scuola”la nostra professione non ci consente queste indecenze; noi dobbiamo essere un modello per i nostri studenti nei modi e nei comportamenti. Questo dell’Orazio è uno dei casi indifendibili; se confermato da circostanze reali non avrà mai un sindacato serio al suo fianco“.
Secondo Roberta Fanfarillo, responsabile dei ds di Flc Cgil, si tratta di frasi particolarmente “gravi e inaccettabili” quelle scritte al docente del Righi.
Cristina Costarelli, numero uno dei presidi di Anp Lazio, ha detto che “esiste un dress code non scritto che rientra nella sfera dell’opportunità, del buon senso e del buon gusto”: questo non significa che un docente debba esprimersi in quella maniera rispetto al genere femminile, è una cosa intollerabile e grave”.
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