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Mandare il bimbo all’asilo-nido pubblico costa 260 euro al mese

In Italia meno del 10% delle famiglie ha la fortuna di poter mandare un bambino fino a 3 anni all’asilo nido pubblico: ma queste famiglie devono fare i conti con costi tutt’altro irrisori. 
Ad una famiglia con due figli e nella quale entrambi i coniugi lavorano, portando a casa stipendi da operai o semplici impiegati, la frequenza del bimbo al nido pubblico costa in media 260,20 euro al mese e pesa sul budget netto per l’8,22% e per il 7,23% sul reddito lordo: la stima è stata realizzata dalla Uil a seguito della IV Indagine sui costi degli asili nido comunali, condotta dal Servizio Politiche Territoriali dello stesso sindacato in 104 città capoluogo di provincia. Come al solito, però, l’Italia si conferma il paese delle profonde differenze: basta qualche esempio per capire le distanze ‘siderali’: a Belluno la retta mensile è di ben 486,40, mentre a Trapani e Vibo appena di 85,73 euro e 93 euro.
“L’indagine – spiega Guglielmo Loy, segretario Confederale della Uil – ha preso a campione una famiglia con un reddito lordo di 36mila euro annui (21mila e 15mila) ed un reddito Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) di 17.812 euro, composta da due lavoratori dipendenti, con due figli a carico, di cui uno frequenta un asilo nido pubblico. L’orario preso in considerazione riguarda la frequenza di un asilo nido a tempo pieno (circa 9 ore)”.
Tuttavia in alcune città, concentrate soprattutto al Sud, il servizio viene erogato con orari ridotti (al massimo fino alle ore 15,00). Un dato, quest’ultimo che può non rendere omogeneo il confronto tra il Centro-Nord ed il Sud.
Secondo il sindacato l’alto costo della retta non dipenderebbe da aumenti incontrollati: “quest’anno – continua Loy – si registra una certa stabilità delle rette, dal momento che soltanto 19 Città hanno aumentato la quota mensile”. L’aumento medio, rispetto allo scorso anno, è infatti dello 0,74%, quindi sotto l’inflazione. Tra le città dove si è registrato l’amento maggiore vi sono Cagliari (+ 15,34%) e Trieste (+ 9,09%). Mentre tra le città medie e piccole gli incrementi maggiori rispetto al 2006 sono stati registrati a Foggia (+ 10,19%), Ragusa (+ 9,37%) e Arezzo (+ 6%).
Tra le città capoluogo di Regione, è Bolzano la città in cui si paga la retta più alta per un costo di 399 euro mensili a famiglia, sempre in riferimento al reddito familiare preso a campione; segue Trento 370 euro; Torino 346 euro; Genova 331,10 euro; Firenze 323 euro; Aosta 320,62 euro; Potenza 305,47 euro; Ancona 300,10 euro; Trieste 300 euro; L’Aquila 284,05 euro; Perugia 271 euro.
Al di sotto della media, si trova Bologna con 237,57 euro, seguita da Milano con 232 euro; Palermo 221,24 euro; Venezia 197 euro; Campobasso 195,95 euro; Bari 175,44 euro; Cagliari 173 euro; Roma 155,71 euro; Catanzaro 108,46 euro ed infine Napoli 100 euro.
Per quanto riguarda le città medie e piccole, è Belluno quella in cui si registra la retta più alta pari a 486,40 euro, seguita da Cuneo con 445,30 euro; Lecco con 424,42 euro; Mantova 416,08 euro; Sondrio 411,70 euro; Bergamo 400,36 euro; Verona 380,00 euro; Pisa 374,00 euro; Treviso 370,00 euro; Udine 369,20 euro.
La retta meno pesante è a Trapani dove le famiglie pagano mensilmente di 85,73 euro, segue Vibo Valentia 93 euro; Reggio Calabria 102,26 euro; Ragusa 108,40 euro; Livorno 109,48 euro; Cosenza 110 euro; Agrigento 121,44 euro; Salerno 129 euro; Chieti 156,82 euro e Brindisi 164 euro.
Alessandro Giuliani

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