A partire dal mese di febbraio, gli studenti universitari di tutta Italia potranno tornare a fare lezione in ateneo al 50% delle presenze.
Il ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi, durante una videoconferenza, ha spiegato che “il nuovo Dpcm consente di poter tornare con la didattica mista. La premessa è che “ci sarà una valutazione con i comitati regionali perché l’Università impatta molto sul sistema dei trasporti“.
Ma si prevede pure di prorogare la durata dell’attuale anno accademico, in modo tale da consentire ai docenti di svolgere più lezioni dopo mesi di didattica online, questo però se ci sarà “una richiesta da parte della conferenza dei Rettori di operare una proroga. Credo che sarà una decisione dei prossimi giorni“.
Ma il ministro si è pure soffermato sul progetto Erasmus, messo in stand-by dalla pandemia. “È indubbio che l’Erasmus è mobilità fisica, chiaro che non è solo andare a seguire i corsi in un’altra università. Significa anche vivere l’esperienza di un altro Paese, di un’altra città, di un’altra comunità studentesca. Noi stiamo lavorando per fare in modo che riprenda complessivamente il programma Erasmus nella sua interezza” ma “dobbiamo andare oltre l’Erasmus”.
Soddisfazione del Coordinamento di LINK Universitario che, attraverso il suo portavoce, ha fatto spere: “Già da questo autunno portiamo avanti la proposta di prorogare la scadenza dell’ultima sessione di laurea utile agli studenti per non pagare tasse aggiuntive e non finire fuori corso, al fine di rispondere alle esigenze di chi ha vissuto i molti disagi legati alla chiusura delle università. In tal senso avevano portato a dicembre una proposta nel Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, che si era espresso favorevolmente.
Attraverso questo intervento, che avevamo chiesto e che era stato realizzato anche lo scorso anno durante la prima fase della pandemia, permetteremmo a moltissimi studenti di non pagare tasse che altrimenti sarebbero molto alte, studenti che non hanno colpa rispetto ai ritardi della didattica e nel loro percorso. In particolare la chiusura delle università e delle biblioteche non permette di reperire il materiale didattico, specialmente per la tesi, che non sia già digitalizzato, e non permette nemmeno di avere spazi adeguati per studiare. Inoltre diversi corsi sono andati incontro a ritardi dell’attività didattica poiché, nonostante gli strumenti tecnologici siano risultati utili, lezioni ed esami hanno dovuto essere rimodulate e ripensate, con dei tempi che si sono inevitabilmente allungati.
Riteniamo positivo che il Ministro si sia espresso favorevolmente rispetto alla proposta, e già alcuni atenei, come quello di Bologna, si stanno esprimendo nella stessa direzione. Tuttavia serve dare concretezza il prima possibile a questa misura, per non far rimanere gli studenti in una situazione di grave incertezza ancora per molto tempo.”