Attualità

Manganellate agli studenti, Salvini difende le forze dell’ordine: la Sinistra insorge e i ragazzi tornano in piazza. Barbacci (Cisl): siamo preoccupati

Continuano fare discutere le “cariche”, manganelli alla mano, realizzate delle forze dell’ordine su diversi studenti e ragazzi, anche minorenni, venerdì 23 febbraio mentre manifestavano a Pisa in difesa della Palestina.

Il giorno è arrivata la “bacchettata” del Quirinale: Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

Interviene la Scuola

Prima del Capo dello Stato, anche il mondo della scuola si era posizionato sulla linea della condanna: secondo Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola, “il diritto di esprimere pacificamente il proprio pensiero è sacrosanto. La difesa dell’ordine pubblico non può tradursi in atti di repressione violenta che appaiono in questo caso privi di motivazioni plausibili. Un brutto episodio che come persona di scuola considero profondamente diseducativo; un fatto che suscita preoccupazione”.

“Dopo mesi in cui si sono succeduti episodi simili – ha detto Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil – a Pisa si è superato il limite. Non possiamo accettare l’idea che nel nostro Paese venga limitata la libertà di manifestare pacificamente, soprattutto se a pagarne le conseguenze sono i ragazzi e le ragazze. Crediamo che il governo debba rispondere di questa gestione repressiva”

E ancora: “Come FLC CGIL sosteniamo e sosterremo i ragazzi e le ragazze di questo Paese contro chi li vorrebbe ‘zitti e buoni‘, perché crediamo fermamente che l’espressione e la manifestazione pacifica delle proprie convinzioni e del proprio pensiero siano un elemento fondante della democrazia”.

Anche Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, commentando i fatti di Pisa, ha detto che “nen poco ci sarebbe da aggiungere dopo l’autorevolissimo intervento del Presidente della Repubblica: in rappresentanza della dirigenza scolastica, però – ha continuato – non posso fare a meno di disapprovare incondizionatamente l’uso della forza nei confronti di manifestanti, per lo più minorenni. Peraltro, in base alla copiosa documentazione diffusa sui media, appare evidente come i ragazzi, oltre a essere a volto scoperto, non disponessero di oggetti contundenti né di qualsivoglia strumento di offesa.”

Continua Giannelli: “A scuola, da alcuni anni, è stata reintrodotta in chiave potenziata l’educazione civica che ha, tra i suoi pilastri, l’approfondimento dei principi costituzionali. Anche per non vanificarne l’altissima portata educativa, sono del tutto inaccettabili episodi in cui la libertà di manifestazione, garantita proprio dalla Costituzione, viene fatta oggetto di brutale repressione.

“Chiedo, pertanto, che siano tempestivamente accertate le responsabilità dell’accaduto, senza che tale richiesta appaia come una messa in discussione del ruolo istituzionale delle forze dell’ordine, primi garanti della Costituzione stessa”, ha concluso il leader dell’Anp.

Salvini: se mio figlio andasse a urlare ‘sbirro coglione’…

Prima ancora però di comprendere le motivazioni che hanno portato le forze dell’ordine a colpire i giovani manifestanti, nella giornata di domenica in loro difesa si è schierato il leader della Lega Matteo Salvini: intervenendo alla scuola politica della Lega, il vicepremier ha detto, per ben tre volte, sollecitato dai cronisti, che “le parole del presidente si leggono ma non si commentano”. Incalzato, ha aggiunto: “Certo è sempre meglio che non ci siano scontri. Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza. Se mio figlio andasse a urlare ‘sbirro coglione’ poi se la dovrebbe vedere con me“.

Quindi, a suo avviso “chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente“.

Salvini ha poi sottolineato “è giusto analizzare se si è stato fatto tutto quello che si doveva” o “se qualcuno ha ecceduto, sono donne e uomini non sono robot, ma è inaccettabile che”, ha sottolineato, tutti coloro “che garantiscono sicurezza e democrazia” vengano “tirati in ballo nella contesa politica. Giù le mani dalle nostre forze dell’ordine“.

Pd stizzito: Salvini ribalta la realtà

A livello politico, le parole di Salvini hanno creato un vespaio di polemiche. Con il Centro-Sinistra politico compatto a condannar.

Elly Schlein, segretaria del Pd, ha chiesto che sui fatti di Pisa rompesse il silenzio la premier “Giorgia Meloni, che sta dimostrando di non avere alcun senso delle istituzioni. La smetta di nascondersi dietro i suoi ministri e venga a riferire su quanto é accaduto direttamente in Parlamento”.

“É tempo – ha aggiunto Schlein – che la Presidente del Consiglio dica qualcosa su quanto è accaduto e sulla gestione dell’ordine pubblico in occasione degli episodi molto gravi accaduti a Pisa, con le manganellate da parte dei poliziotti agli studenti ma anche sugli episodi analoghi accaduti in precedenza. Non è la prima volta, purtroppo, che assistiamo a fatti di questo tipo”.

Secondo Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, “le parole nette e chiare del Capo dello Stato, non si possono prestare a fraintendimenti. Questa mattina il leader della Lega e vice premier Matteo Salvini, esibendosi alla scuola di partito della Lega, quindi davanti ad una platea di giovani, afferma che chi mette le mani addosso ad un poliziotto è un delinquente. Trovo l’atteggiamento e le parole del leader e dei dirigenti della Lega al limite del l’irresponsabilità”.

“Le immagini che sono arrivate da Pisa sono inequivocabili: non sono stati certo i manifestanti a manganellare le forze dell’ordine”.

Il Governo sta con Salvini

Di tutt’altro avviso si è detto Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Le Forze dell’ordine rappresentano lo Stato, non certamente una parte politica: sminuire il ruolo assolto dalle stesse, come tentato dalle sinistre in queste ore, significa volerle delegittimare, indicandole a bersaglio di chi oramai da mesi cerca in ogni modo di alzare il livello dello scontro, soprattutto nelle piazze”

Su quello che successo a Pisa il 23 febbraio, ha continuato Foti, “si farà chiarezza, anche accertando eventuali responsabilità di chi ha sbagliato. Ciò che non si può in alcun modo mettere in discussione è che chi rappresenta lo Stato e vigila per la sicurezza di tutti, debba essere additato come nemico di chi manifesta e, in quanto tale, divenirne bersaglio”.

Quindi, Foti ha aggiunto “che le prescrizioni che vengono adottate in occasione di manifestazioni pubbliche non comprimono i diritti di chi vi partecipa, ma sono dettate a tutela della libertà di tutti”.

Cosa è accaduto a Pisa? La Procura indaga

Lunedì 26 febbraio sarà anche il giorno dell’avvio formale degli accertamenti preliminari per dare sostanza al fascicolo d’indagine aperto in procura contro ignoti e per ora senza ipotesi di reato per fare chiarezza sulle cariche della polizia di tre giorni prima a Pisa verso i cortei di giovani.

Secondo l’Ansa, il procuratore facente funzioni Giovanni Porpora assegnerà l’inchiesta a uno dei suoi sostituti mentre ha già delegato la raccolta dei primi riscontri ai carabinieri.

Anche la questura ha depositato un’informativa autonoma corredata dai filmati girati dalla polizia scientifica. Gli inquirenti si concentreranno sui video circolati sui social e quelli girati e acquisiti dai docenti del liceo di fronte al quale si sono verificati gli scontri, ma anche sulla catena di comando del dispositivo di ordine pubblico per chiarire chi ha dato l’ordine di caricare e perché.

Per comprendere il clima pesante che si è venuto a determinare, sono significative le dichiarazioni dell‘avvocato Andrea Callaioli: ha detto di essere pronto a raccogliere le querele dei genitori dei minori feriti per avanzare un’azione comune e collettiva chiedendo conto delle condotte tenute in piazza dai poliziotti.

Il ministro Piantedosi minimizza e convoca i sindacati

Nel frattempo, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha garantito che “le regole sulla gestione dell’ordine pubblico non sono cambiate” e che “anche stavolta non ci si sottrarrà ad una valutazione di ciò che è accaduto”.

Al Corriere della Sera, il ministro ha detto di condividere “le parole di Mattarella sulle cariche della polizia sugli studenti. L’auspicio è che le manifestazioni siano sempre pacifiche, aggiunge, fondamentale la collaborazione di chi protesta. Alla domanda se riferirà come chiesto dall’opposizione, si dice disponibile a discussioni che auspica serene e costruttive, e non pregiudizialmente orientate a screditare il governo o le forze di polizia

Di lì a poco, sempre il ministro dell’Interno ha detto che lunedì 26 febbraio, alle ore 12, al Viminale riceverà i segretari dei sindacati che avevano sollecitato un incontro per avere chiarimenti e spiegazioni dopo l’esito problematico delle manifestazioni di piazza.

“Abbiamo chiesto al ministro di convocare un incontro – aveva spiegato il segretario della Cgil, Maurizio Landini – perchè pensiamo che quello che è successo a Pisa e in altre città sia grave, non sia assolutamente accettabile e il diritto a manifestare debba essere garantito a tutti”.

Almeno verso i sindacati, la riposta di Matteo Piantedosi è stata quasi immediata.

Andrea Orlando, deputato Pd ed ex Ministro del Lavoro, però non è convinto della posizione del responsabile del dicastero dell’Interno: “Perché se il ministro Piantedosi condivide le parole del Presidente Mattarella interviene solo oggi Piantedosi adotta la linea di difesa adottata da Totò nel celeberrimo sketch “E che so’ Pasquale?”, chiede Orlando.

Secondo il dem, il ministro “fa finta che la critica sia rivolta alle forze dell’ordine e finge di prenderne le difese. No signor ministro, le critiche sono rivolte in primo luogo a lei come autorità politica”.

Tornano in piazzata gli studenti: no manganellate!

Intanto, tornano in piazza altri studenti: domenica 25 febbraio, alle ore 18,30 a Roma davanti al teatro dell’Opera, a pochi passi dal Viminale, sede del ministero dell’Interno, si è svolta una mobilitazione promossa dalla Rete degli studenti medi del Lazio alla quale hanno aderito l’Unione degli universitari, il Pd, esponenti di Avs e M5s, l’ Anpi Roma, Arci Roma e Cgil Roma e Lazio, collettivi vari, dall’Università La Sapienza ad alcuni licei, gli studenti di Osa, Opposizione studentesca d’alternativa.

Contro le vostre manganellate, scendiamo in piazza!”, è stato il grido degli studenti.

“Da troppo tempo siamo costretti a condannare le cariche della polizia durante manifestazioni pacifiche di studenti e studentesse. Senza alcuna presa di responsabilità da parte del ministro Piantedosi – dice Tullia Nargiso, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi del Lazio – Non possiamo permetterci uno stato che risponde a messaggi di pace con la violenza, che manganella ragazzi e ragazze, compresi tanti e tante minorenni. Non possiamo permetterci uno stato che ci censura, che ci impedisce di manifestare il nostro dissenso. Per questo lanciamo un appello, a studenti e studentesse, a lavoratori e lavoratrici, a tutti e tutte”.

La rappresentante degli Studenti Medi ha quindi rivolto un appello ai giovani italiani: “Mobilitatevi con noi, perché soltanto insieme potremo dimostrare che non ci possono fermare”.

Studenti in piazza anche a Venezia: “Basta manganellate sugli studenti”, riportava la scritta calata dal ponte di Rialto dalla Rete degli Studenti Medi di Padova e da Udu Venezia, Verona e Padova per esprimere il loro dissenso rispetto agli episodi di “inaudita violenza” contro gli studenti, avvenuto a Pisa nei giorni scorsi da parte della polizia.

“Inaccettabile la costante repressione nei confronti degli studenti”, ha detto Marco Dario, Udu Venezia, “siamo qui per ribadire il nostro diritto a manifestare”. “Non ci si può limitare a dire che ci sia una violenza interna alla Polizia, alla base c’è anche un mandato politico, delle direttive che mirano a tappare la bocca”, ha chiosato Marco Nimis, della Rete.

Alessandro Giuliani

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