La manovra economica 2025 prevede che la Carta del docente venga assegnata in via strutturale anche agli insegnanti con contratto di supplenza annuale. Come scrive Ansa, se quest’anno il valore rimane di 500 euro, non è detto che lo sia anche nei prossimi anni.
Le parole ‘nominale di euro’ – si legge in manovra – sono sostituite dalle seguenti: ‘fino ad euro’; ed è aggiunto il periodo: “Con decreto del ministero dell’Istruzione, di concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze, sono definiti i criteri e le modalità di assegnazione della Carta nonché annualmente l’importo nominale della stessa sulla base del numero dei docenti di cui al primo periodo e delle risorse”.
La legge di bilancio 2025, come scrive Il Corriere della Sera, è approdata in Parlamento: dopo l’okay del Consiglio dei Ministri e la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il testo della manovra è pronto per la presentazione alle Camere.
Le audizioni davanti alle commissioni Bilancio del Parlamento – secondo quanto viene riferito dal Sole 24 Ore – dovrebbero iniziare il 28 ottobre mentre il termine degli emendamenti dovrebbe essere fissato fra l’8 e il 10 novembre.
“Ancora una volta, e poco importa che non sia la prima, il varo della legge di bilancio si profila senza che siano date, a chi lavora nella scuola, risposte significative. Eppure si tratta di attese su cui tutti, a parole, esprimono condivisione e promettono impegno”. Lo afferma la segretaria generale della CISL Scuola, Ivana Barbacci, che nei giorni scorsi ha fatto il punto con la propria Assemblea Nazionale, riunita a Bari, su obiettivi e priorità dell’azione sindacale.
L’attenzione, oltre che sulle questioni che saranno oggetto del negoziato sul nuovo contratto (dai vincoli alla mobilità, alla formazione, alla parità di trattamento per i precari), si concentra in questa fase soprattutto sulle materie oggetto della manovra di bilancio.
“Alla luce di quanto deciso dall’ultimo Consiglio dei ministri per la manovra 2025, le richieste che la CISL Scuola aveva avanzato nell’ultimo incontro col ministro Valditara restano al momento ampiamente insoddisfatte”, sottolinea la segretaria generale CISL Scuola. “La prima era di aumentare le risorse disponibili per il rinnovo contrattuale 2022/24, per consentire un altro passo significativo verso un riallineamento retributivo col resto d’Europa per tutto personale scolastico. È un’esigenza da tutti riconosciuta, come attestano i dati dell’ultimo rapporto OCSE. Ma ci sono anche altre richieste – prosegue Ivana Barbacci – che la mia organizzazione considera fra quelle prioritarie: un incremento delle risorse per il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa di ogni istituto, indispensabile per sostenere forme innovative di supporto alla formazione, all’aggiornamento, o incentivi alla continuità del servizio, specie nelle situazioni più problematiche dal punto di vista socioeducativo”.
“E poi organici adeguati – prosegue –, a partire dai docenti di sostegno e dal personale ATA, stabilità del lavoro e reclutamento sono altri temi dei quali sono state sottolineate, nell’incontro col Ministro, la rilevanza e l’urgenza di opportuni interventi. È un numero elevatissimo, in particolare, quello dei posti di sostegno attivati ogni anno soltanto in organico di fatto, a dimostrazione che quello di diritto non risponde attualmente al reale fabbisogno. Da qui la necessità, e la richiesta, di incrementare i posti di sostegno in organico di diritto, in modo che possano essere coperti da personale di ruolo, favorendo la continuità didattica”.
Altrettanto necessario, secondo la leader della CISL Scuola, rimuovere le disposizioni che limitano le possibilità di assunzione del personale ATA al solo reintegro dei posti liberati da pensionamenti. “È una norma da eliminare – afferma Ivana Barbacci – perché pone un limite che non produce risparmi significativi mentre genera precarietà; un vincolo assurdo che rende più complicata l’organizzazione del servizio in un settore di cui troppo spesso non viene considerata l’importanza per il buon andamento dell’attività scolastica”.
“Siamo molto preoccupati per il taglio agli organici della scuola previsto in legge di bilancio. Il Governo ha, infatti, stabilito per il prossimo anno una riduzione di 5660 posti dell’organico dell’autonomia e di 2.174 posti del personale amministrativo tecnico e ausiliario della scuola. Altro che investimenti sull’istruzione e la tanto sbandierata valorizzazione del personale. Solo tagli lineari scritti nero su bianco. L’avvio caotico di questo anno scolastico all’insegna di classi sempre più numerose e segreterie scolastiche oberate da impegni sempre più gravosi avrebbe imposto altre scelte. E’del tutto evidente che il governo, alla ricerca di voci su cui risparmiare, sia partito dal personale della scuola. Una decisione vergognosa. Peraltro, per il resto della manovra registriamo solo la presenza di un generico fondo sulla valorizzazione del merito di cui non si conosce la destinazione (e che già esisteva per volontà dei governi precedenti e del Partito democratico ma era stato azzerato dal governo Meloni) e l’estensione della carta docente ai precari che non è frutto della buona volontà di Valditara ma di una sentenza UE”. Così Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.
Ecco le altre misure contenute nella bozza, come riporta La Stampa.
Per incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno, per ogni figlio nato o adottato dal 1 gennaio 2025 alle famiglie con Isee inferiore a 40 mila euro é riconosciuto un importo una tantum pari a 1.000 euro, erogato nel mese successivo al mese di nascita o adozione. L’importo, che non concorre alla formazione del reddito complessivo, viene corrisposto per i figli di cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea, o suoi familiari, titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadini di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo o titolari di permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o titolari di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzati a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi, residenti in Italia.
Esteso a tutti (e non solo più a quanti hanno un altro figlio di età inferiore a 10 anni) e reso strutturale il bonus nido previsto a decorrere dal 1° gennaio 2024, per i nuclei familiari con un Isee fino a 40mila euro. Confermata anche l’esclusione dell’assegno unico del computo dell’Isee per la richiesta dell’agevolazione.
Per le pensioni minime, a completamento degli interventi transitori finalizzati a contrastare le tensioni inflazionistiche, il testo della legge di bilancio depositato alla Camera dispone che le parole «dicembre 2024» siano sostituite da «dicembre 2026» e le parole «di 2,7 punti percentuali per l’anno 2024» siano sostituite da «”2,7% per l’anno 2024, 2,2% per il 2025 e 1,3% per il 2026». L’importo dell’assegno per la minima dunque il prossimo anno dovrebbe attestarsi a 617,9 euro al mese.
Anche per il prossimo anno è previsto il bonus per le mamme lavoratrici con due figli con un reddito fino a 40mila euro, misura contenuta in via eccezionale nella manovra dello scorso anno. Ci sarà un «parziale esonero contributivo» per le lavoratrici dipendenti e autonome che non hanno optato per il regime forfetario e che siano «madri di due o più figli»; l’esonero contributivo spetta «fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo» e, a decorrere dall’anno 2027, se madri di tre o più figli, l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. La decontribuzione viene confermata nel limite di spesa di 300 milioni di euro annui: sarà un decreto del ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze a fissare le nuove modalità.
Per il rinnovo dei contratti pubblici per il 2025-27 la manovra stanzia 10,855 miliardi in tre anni. In particolare per il triennio 2025-2027 – si legge nel testo – gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico sono complessivamente determinati in 1.755 milioni di euro per l’anno 2025, 3.550 milioni di euro per l’anno 2026 e 5.550 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027.
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