Mano a mano che passano i giorni le dimensioni della manovra economica a carico della scuola diventano sempre più chiare.
Inizialmente la nostra testata aveva annunciato 200 mila tagli comprensivi di quelli già previsti dalla Finanziaria per il 2007, poi – nell’imminenza della approvazione del decreto legge sulla manovra economica – pareva che il ridimensionamento si limitasse a 90-100mila posti da aggiungere ai 47mila già decisi dal Governo Prodi.
Adesso, da una lettura più attenta del provvedimento che a breve verrà messo all’ordine del giorno dei lavori del Parlamento, appare più chiaro cosa accadrà agli organici della scuola a partire dal 2009: i posti del personale Ata subiranno un taglio del 17% in 3 anni (in pratica questa misura provocherebbe una diminuzione di 43mila posti, poco meno di 15mila all’anno).
L’altra misura (aumento complessivo di un punto del rapporto alunni/docenti) dovrebbe determinare un taglio di circa 100mila cattedre.
La razionalizzazione sarebbe dunque pari a 190mila posti (47mila + 43mila + 100mila) e dovrebbe consentire, secondo i calcoli del Ministero dell’Economia, un risparmio di circa 8mila euro tra il 2009 e il 2012: 456milioni di euro per il 2009, 1650 per il 2010, 2.538 per il 2011, 3.188 per il 2012.
Il decreto-legge chiarisce anche in che modo si potrà raggiungere l’obiettivo: razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso, ridefinizione dei curricula nei diversi ordini di scuola (piani di studio, quadri orari) e “rimodulazione dell’attuale organizzazione didattica della scuola primaria”, oltre che revisione dei criteri per la determinazione del numero di docenti e Ata e dell’assetto organizzativo-didattico dei centri per l’istruzione degli adulti.
Una parte degli 8 miliardi risparmiati (il 30% per la precisione) potrà essere utilizzata a scopi contrattuali per “iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola”; ma il ministro Tremonti ha già messo le mani avanti: i risparmi dovranno essere reali e adeguatamente certificati e solo l’anno successivo a quello in cui si sono realizzati potranno essere effettivamente spesi.
Il decreto contiene anche una norma che dovrebbe servire a contenere le assenze del personale statale: in caso di malattia, nei primi dieci giorni verrà riconosciuto solo il trattamento fondamentale e non quello accessorio; gli orari di reperibilità per le visite fiscali verranno allungati (dalle 8.30 alle 13 e dalle 14 alle 20). Tale norma non potrà essere derogata dai contratti nazionali.