Nella bozza della legge di Bilancio 2025 è previsto un taglio degli organici docenti e personale Ata: come si legge nel testo, a decorrere dall’anno scolastico 2025/2026 la dotazione organica complessiva di insegnanti è ridotta di 5.660 posti dell’organico dell’autonomia.
A decorrere dall’anno scolastico 2025/2026 è prevista anche una riduzione nel numero dei posti di personale tecnico e amministrativo pari a 2.174 unità.
La legge di bilancio 2025, come scrive Il Corriere della Sera, è approdata in Parlamento: dopo l’okay del Consiglio dei Ministri e la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il testo della manovra è pronto per la presentazione alle Camere.
Le audizioni davanti alle commissioni Bilancio del Parlamento – secondo quanto viene riferito dal Sole 24 Ore – dovrebbero iniziare il 28 ottobre mentre il termine degli emendamenti dovrebbe essere fissato fra l’8 e il 10 novembre.
Ecco le altre misure contenute nella bozza, come riporta La Stampa.
Carta del docente assegnata in via strutturale anche agli insegnanti con contratto di supplenza annuale. Se quest’anno il valore rimane di 500 euro, non è detto che lo sia anche nei prossimi anni.
Per incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno, per ogni figlio nato o adottato dal 1 gennaio 2025 alle famiglie con Isee inferiore a 40 mila euro é riconosciuto un importo una tantum pari a 1.000 euro, erogato nel mese successivo al mese di nascita o adozione. L’importo, che non concorre alla formazione del reddito complessivo, viene corrisposto per i figli di cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea, o suoi familiari, titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadini di uno Stato non appartenente all’Unione europea in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo o titolari di permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi o titolari di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzati a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi, residenti in Italia.
Esteso a tutti (e non solo più a quanti hanno un altro figlio di età inferiore a 10 anni) e reso strutturale il bonus nido previsto a decorrere dal 1° gennaio 2024, per i nuclei familiari con un Isee fino a 40mila euro. Confermata anche l’esclusione dell’assegno unico del computo dell’Isee per la richiesta dell’agevolazione.
Per le pensioni minime, a completamento degli interventi transitori finalizzati a contrastare le tensioni inflazionistiche, il testo della legge di bilancio depositato alla Camera dispone che le parole «dicembre 2024» siano sostituite da «dicembre 2026» e le parole «di 2,7 punti percentuali per l’anno 2024» siano sostituite da «2,7% per l’anno 2024, 2,2% per il 2025 e 1,3% per il 2026». L’importo dell’assegno per la minima dunque il prossimo anno dovrebbe attestarsi a 617,9 euro al mese.
Anche per il prossimo anno è previsto il bonus per le mamme lavoratrici con due figli con un reddito fino a 40mila euro, misura contenuta in via eccezionale nella manovra dello scorso anno. Ci sarà un «parziale esonero contributivo» per le lavoratrici dipendenti e autonome che non hanno optato per il regime forfetario e che siano «madri di due o più figli»; l’esonero contributivo spetta «fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo» e, a decorrere dall’anno 2027, se madri di tre o più figli, l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. La decontribuzione viene confermata nel limite di spesa di 300 milioni di euro annui: sarà un decreto del ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze a fissare le nuove modalità.
Per il rinnovo dei contratti pubblici per il 2025-27 la manovra stanzia 10,855 miliardi in tre anni. In particolare per il triennio 2025-2027 – si legge nel testo – gli oneri posti a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico sono complessivamente determinati in 1.755 milioni di euro per l’anno 2025, 3.550 milioni di euro per l’anno 2026 e 5.550 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027.
“Siamo molto preoccupati per il taglio agli organici della scuola previsto in legge di bilancio.Il governo ha, infatti, stabilito per il prossimo anno una riduzione di 5660 posti dell’organico dell’autonomia e di 2.174 posti del personale amministrativo tecnico e ausiliario della scuola. Altro che investimenti sull’istruzione e la tanto sbandierata valorizzazione del personale. Solo tagli lineari scritti nero su bianco. L’avvio caotico di questo anno scolastico all’insegna di classi sempre più numerose e segreterie scolastiche oberate da impegni sempre più gravosi avrebbe imposto altre scelte. E’del tutto evidente che il governo, alla ricerca di voci su cui risparmiare, sia partito dal personale della scuola. Una decisione vergognosa. Peraltro, per il resto della manovra registriamo solo la presenza di un generico fondo sulla valorizzazione del merito di cui non si conosce la destinazione (e che già esisteva per volontà dei governi precedenti e del Partito democratico ma era stato azzerato dal governo Meloni) e l’estensione della carta docente ai precari che non è frutto della buona volontà di Valditara ma di una sentenza UE “. Così Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.
“Abbiamo, invano, atteso il testo della Manovra per vedere quanto interesse e quante risorse fossero riservate alla scuola. Prendiamo atto che, nonostante promesse e rassicurazioni, il governo non ha alcuna intenzione di investire nell’istruzione e nella scuola che rimane la cenerentola d’Italia. Un quadro desolante che non trova certamente riparo nella previsione di un generico stanziamento triennale – decrescente – di un “fondo per la valorizzazione del sistema scolastico” per gli anni 2025, 2026 e 2027. Non che avessimo troppi dubbi, visto che sono mesi che chiediamo al Ministero di convocarci per affrontare le tematiche di interesse per la scuola e, in particolare, per la categoria dei dirigenti scolastici, alcune delle quali sono diventate delle vere e proprie emergenze”. Così in una nota DirigentiScuola, sindacato dei presidi, commenta la Legge di Bilancio.
“L’elenco di istanze e urgenze è lungo e a parte i rinnovi del contratto – attesi da tempo – è chiaro che nessuno ha la volontà di investire davvero sul futuro dei nostri ragazzi. Da tempo i dirigenti scolastici chiedono la convocazione del tavolo tecnico sul PNRR viste le irrisolte e perduranti criticità gestionali. L’apertura del tavolo negoziale relativo al FUN 2024/2025, che permetta di dare certezze lavorative e alla categoria, costretta in passato addirittura a restituire quanto già percepito. Sul fronte della contrattazione collettiva non è stato ancora emesso alcun atto d’indirizzo per il rinnovo del contratto d’area 2022-2024 e i contratti attuali sono bloccati da mesi. L’avvio dell’informazione e del confronto da parte del Ministero dell’istituto contrattuale del lavoro agile, che interessa soprattutto i dirigenti scolastici fuori regione. Vorremmo, inoltre, discutere con l’Amministrazione di altri istituti previsti dal vigente contratto, come l’organismo paritetico per l’innovazione, l’attivazione dei piani di welfare integrativo, le sanzioni disciplinari. E chiediamo l’impegno, nel rispetto dei parametri e delle procedure contrattuali, a riprendere il confronto sui criteri di complessità delle istituzioni scolastiche”.
“Sono troppe – sottolinea il presidente Attilio Fratta – le vessazioni che la categoria è costretta a subire. Da tempo ci vengono fatte promesse di convocazioni che, puntualmente, non si concretizzano. Ogni incontro annunciato viene rinviato, ignorato o cancellato senza spiegazioni plausibili, lasciando i sindacati in balia dell’incertezza e dell’indifferenza. Assistiamo ad una gestione delle relazioni sindacali al limite della condotta antisindacale, ma anche prive di ogni minimo riferimento deontologico. Chiediamo con forza che l’amministrazione cambi rotta, rispetti gli impegni presi e ristabilisca un dialogo leale e tempestivo con le rappresentanze sindacali. Non siamo più disposti a tollerare atteggiamenti evasivi. È il momento di agire con responsabilità e trasparenza, per il bene dei dirigenti scolastici che meritano risposte concrete e azioni coerenti. È dal mese di giugno che questo stesso protocollo va avanti e non vi sono giustificazioni più tollerabili. Rimanendo così la situazione non ci resterà nel caso che proclamare lo stato di agitazione della categoria”.
“La mannaia di Meloni e Giorgetti si abbatte senza pietà sulla scuola pubblica. Il taglio di quasi 6.000 posti dell’organico dei docenti e di oltre duemila posti del personale ATA – previsto in manovra – rappresenta l’ennesimo colpo letale inferto alla scuola, dopo il taglio di oltre settecento istituti con il “dimensionamento” e la prospettiva di uno spaccamento del sistema scolastico nazionale con le autonomie. In Parlamento e fuori ci batteremo con ogni forza contro questo scempio. È veramente triste che una persona che riveste il ruolo di ministro dell’istruzione come Giuseppe Valditara accetti tutto questo in maniera supina. Mentre è impegnato su voti in condotta e altre amenità, la scuola pubblica subisce l’ennesimo folle attacco”, così il capogruppo M5S in commissione cultura alla Camera Antonio Caso.
“57 righe, questo lo spazio che il governo dedica all’istruzione in legge di bilancio. 57 di cui 22 di tagli lineari al personale: un taglio mai visto dall’epoca dei governi di destra (Tremonti-Gelmini). Riduzione di più di 5500 insegnanti dell’organico di potenziamento che servono per la progettualità delle scuole e per le supplenze e più di 2200 unità di personale ausiliario tecnico amministrativo proprio nell’anno che ha visto il caos di settembre nelle convocazioni con le segreterie in affanno. Il resto delle righe? Qualche euro lo hanno messo sulla carta docenti per darlo anche agli insegnanti non di ruolo con contratto fino al 31 agosto, come chiede l’Europa perché eravamo in infrazione e quindi lo dovevano fare e poi la creazione di un fondo dotato di 122 milioni che, peraltro, già esisteva, dotato di 300 milioni grazie a noi, e che loro avevano svuotato. Davvero complimenti al ministro Valditara!”. Lo ha detto Simona Malpezzi, senatrice Pd, in un video su Instagram.
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