In attesa di leggere il testo ufficiale del decreto legge sulla manovra finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri del 25 maggio, qualche previsione su cosa capiterà nella scuola si può già fare.
I punti noti, per ora, sono due.
Il primo riguarda il taglio del 10% della spesa corrente di tutti i Ministeri, Istruzione compreso.
Come è noto, le risorse finanziarie attualmente a disposizione del Miur riguardano ormai quasi esclusivamente le spese relative alle supplenze; ridurre del 10% le spese del Miur significherà dunque tagliare del 10% (o poco meno) i trasferimenti alle scuole, con quali conseguenze è facile immaginarlo.
Quindi, almeno per ora, è da escludere che il Governo riesca a restituire alle scuole anche solo in parte i soldi dovuti per spese già sostenute negli anni passati (si parla, come si sa, di un miliardo di euro).
Il secondo punto riguarda il blocco degli stipendi fino al 2013.
Al momento non è chiaro se questo significherà che verranno bloccati anche gli scatti biennali o gli aumenti legati all’anzianità, ma quasi certamente non verranno restituiti alla scuola i risparmi effettuati in questi due anni, a seguito dell’applicazione dell’articolo 64 della legge 133/08.
La norma in questione prevedeva che il 30% dei risparmi ottenuti dai tagli di organico avrebbe dovuto essere riutilizzata per “premiare il merito”.
In questi due anni i risparmi sono stati di poco inferiore ai due miliardi di euro e dunque al personale docente meritevole dovrebbero essere riconosciuti aumenti per una spesa complessiva di circa 600-650milioni di euro.
Quasi certamente la manovra finanziaria non consentirà l’utilizzo di questo importante somma che verrà così “inghiottita” per garantire la copertura del debito generale.
Del blocco degli organici di sostegno abbiamo già parlato in un altro articolo.
Resta infine da capire cosa intende fare il Governo in materia di assunzioni, ma vista la situazione è facile ipotizzare che il Ministero dell’Economia non darà il via libera con troppa facilità a nuove immissioni in ruolo.
Ma capire qualcosa di più è meglio aspettare di leggere il testo del decreto.
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