“La manovra secondo noi è sbagliata”: Maurizio Landini, secondo quanto riporta l’Ansa, boccia in pieno il disegno di legge finanziaria presentato dal Governo.
E a chi gli chiede se il sindacato stia pensando anche ad uno sciopero, risponde: “I tempi sono molto stretti, dobbiamo pensare anche a forme creative di mobilitazione, per far conoscere la gravità di alcune scelte compiute, penso alla flat tax e ai voucher”.
Particolarmente significativa è anche la decisione del Governo di non inserire nel provvedimento ulteriori risorse per finanziare il rinnovo dei contratti del pubblico impiego.
Nella tornata conclusasi con i contratti firmati nel 2018, erano stati stanziati fondi nel 2016 (300 milioni), nel 2017 (1,5 miliardi circa) e nel 2018 (poco men di 2 miliardi).
Per i contratti del triennio 2019/2021 erano stati stanziati 1.100 milioni con la manovra del 2019, 1.750 con la finanziaria del 2020 e 3.775 con la legge di bilancio del 2021.
In altre parole, finora i contratti nazionali del pubblico impiego erano stati finanziati con risorse derivanti da tre leggi finanziarie.
Con la manovra approvata a fine 2021 erano stati messi a bilancio 310 milioni a partire dal 2022 e 500 a partire dal 2023.
Il totale arriva 810 milioni, cifra molto lontana da quelle finora stanziate per coprire i primi due anni del triennio contrattuale (1,8 miliardi per il periodo 2016/18 e 2,750 miliardi per il periodo 2019/21).
Se i CCNL 2022/24 dovessero essere finanziati con una somma analoga a quella del periodo 2019/21, con la prossima manovra prevista per dicembre 2023 ci dovremmo aspettare uno stanziamento di almeno 5miliardi di euro in un colpo solo.
Ma si tratta, come è facile intuire di una somma impossibile da reperire con una sola legge finanziaria.
Non è da escludere che, a questo punto, si possa arrivare ad un blocco della contrattazione per uno-due anni esattamente come accadde nel 2008.
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