Il primo partito di Governo si dichiara soddisfatto dei provvedimenti adottati sinora, alla Camera, con la manovra di bilancio 2019 e ormai prossimi all’approvazione dell’Aula. Lo fa sapere attraverso il sottosegretario all’Istruzione del MoVimento 5 Stelle, Salvatore Giuliano.
Di tutt’altro tenore, sono invece i commenti del Partito Democratico, che sta accusando, evidentemente anche scosso dalle modifiche alla riforma al settore, la Legge 107, che nel 2015 aveva voluto imporre in Parlamento pur ritrovandosi contro un alto numero di addetti ai lavori.
“Con la Manovra del Popolo rilanciamo anche la scuola italiana. Innovazione e stabilizzazione dei lavoratori sono sempre stati punti fondamentali del MoVimento 5 Stelle, che infatti abbiamo inserito anche nel contratto di Governo. In legge di Bilancio iniziamo a renderli concreti sia per gli studenti che per gli insegnanti”.
“Intanto – prosegue Giuliano – portiamo a casa misure che i lavoratori aspettavano da tempo: trasformiamo da tempo parziale a pieno il contratto degli assistenti amministrativi e tecnici assunti nell’anno scolastico 2018-2019. Inoltre, facciamo finalmente uscire dal limbo della precarietà quei 12mila lavoratori che si occupano di mantenere le nostre scuole pulite, gli ex Lsu”.
“Con l’aumento del tempo pieno nelle scuole primarie, diamo lavoro a 2mila docenti e contemporaneamente potenziamo il contrasto della dispersione scolastica”.
“Aumentiamo anche di 400 posti il personale docente nei licei musicali. Ma le nostre scuole hanno anche bisogno di essere più al passo con i tempi: per questo diamo vita a un’equipe di 120 insegnanti specializzati nel digitale, che formeranno i loro colleghi sull’utilizzo di metodologie didattiche innovative. È una misura, questa, che avrà effetti molto positivi anche sugli studenti. E proprio pensando agli studenti e dialogando con loro, abbiamo ridisegnato l’alternanza scuola lavoro e immaginato i nuovi percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento: puntiamo – conclude il sottosegretario – a far emergere i loro talenti, le loro esigenze, guardando al futuro insieme a loro”.
Si tutt’altro parere è il Partito Democratico, che nello stesso giorno ha organizzato una conferenza stampa a Montecitorio per denunciare “una legge di bilancio impietosa per scuola, cultura, ricerca ed editoria”.
“Esultano per 2 mila insegnanti delle primarie che saranno assunti, ma ne servono 40 mila. E poi 60 milioni su università e ricerca? Parliamo dello 0,6%…”, Anna Ascani, capogruppo in Commissione.
“Il presidente del Consiglio Conte nel suo discorso di insediamento aveva omesso di parlare di educazione. Un’omissione che abbiamo ritrovato nella manovra”, ha detto il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio.
“C’è una linea dei tagli pesante come quella delle promesse non mantenute – ha continuato Delrio -. Il ‘me ne frego’ (di Matteo Salvini, ndr) riguarda anche la scuola e l’educazione. Gli italiani devono sapere quanto non è stato fatto e che il Pd invece insista sull’importanza decisiva di scuola e ricerca”.
Tra i tagli denunciati dal Pd, ci sono “200 milioni in meno per scuola e ricerca – ha detto Patrizia Prestipino, deputata della Commissione cultura e docente -. Non è il ministero dell’Istruzione, ma della distruzione”.
Insomma, a leggere i primi bilanci della manovra di fine anno, ci troviamo dinanzi a pareri totalmente opposti.
Spetterà ora agli italiani, ad iniziare da quelli che operano nella scuola – gli allievi, i docenti, gli operatori e i dirigenti scolastici, ma anche le milioni di famiglie coinvolte – capire come stanno veramente le cose.
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