Manuela Ghizzoni: quattro questioni per quattro coperture finanziarie

Dopo una nobile premessa nella quale la deputata democratica, che fra l’altro è stata la prima e la più convita sostenitrice della soluzione dei “Quota 96”, mette in conto i rischi di credibilità che il suo partito corre, aggiunge: “L’approvazione affrettata del sistema pensionistico, che tanti problemi e drammi ha causato, è un errore sociale e politico di cui il PD ha pagato e pagherà le conseguenze. Non c’è dubbio, su questo. Ecco perchè condivido quanto ha scritto Damiano nei giorni scorsi (…), di ‘flessibilizzare’ l’uscita dal lavoro”, la cui proposta però non è stata “inserita perché la soluzione di Quota 96 è stata affidata alla mia proposta di legge (che non prevede flessibilizzazione, ma l’attuazione della normativa previgente alla riforma Fornero)”.
E poi continua: “A distanza di un anno e mezzo il risultato non è raggiunto. Non sfuggo alle mie responsabilità per un risultato mancato, come non deve farlo il mio partito.
Ho ripetuto spesso, nei miei commenti, che dall’inizio del percorso è cresciuta la schiera dei favorevoli alla modifica della normativa Fornero in favore del personale della scuola”, e in molti del Pd, inclusa la ministra, “hanno preso posizioni pubbliche inequivocabili e assunto impegni precisi”.
“Ad oggi, tutti gli interlocutori coinvolti nella redazione del decreto continuano a mettere sul tavolo quattro questioni, che necessitano una copertura finanziaria importante: Quota 96, inidonei, organico dei docenti di sostegno e nuove assunzioni su posti ricavati da spezzoni di orario. Tutte questioni di rilievo per la scuola – cioè per gli alunni e per il personale – tutte e quattro inserite nel programma elettorale del PD nel paragrafo “Se tocca a noi. La scuola che vogliamo”.
Ma come stanno veramente le cose? Ghizzoni non pare nascondersi dietro al dito: “Ad oggi, il dado non è tratto. I giochi non sono fatti nel definire quale di queste questioni è dentro e quale fuori. Sì, è una tela di Penelope, almeno fino alla presentazione definitiva del decreto”, la cui positiva soluzione diventa più complessa “dopo aver approvato definitivamente la cancellazione della prima rata del l’IMU a tutti (molto meglio sarebbe stato abolirla per l’80% dei proprietari) e aver rinviato la seconda alla legge di stabilità, e quindi dopo aver rastrellato risorse per miliardi da diverse coperture.
Molti esponenti dell’esecutivo hanno citato il decreto della scuola come un punto qualificante dell’azione di governo. Bene, vediamo fino a che punto. A questa battaglia non mi sottraggo”.
La necessità di coprire il mancato gettito ricavabile all’Imu avrebbe consigliato, sembra di capire dall’onesto scritto di Ghizzoni, di racimolare soldi da altri luoghi e quindi anche dalla scuola, mettendo in forse, oltre alla travagliata faccenda del Q96, anche le altre tre questioni, immerse nel pozzo della incertezza per mancanza proprio di soldi: inidonei, organico dei docenti di sostegno e nuove assunzioni su posti ricavati da spezzoni di orario.
La parte grottesca di tale operazione politica è però dipinta tutta nelle sole pareti del Pd che non ottiene consensi, né da parte dei possessori di case, che devono ringraziare il Pdl, né da parte dei lavoratori della scuola che si vedono defraudati di promesse e impegni solennemente assunti dai politici democratici, seppure forse costretti a fare tali passi falsi sul ricatto della caduta del Governo Letta.

Pasquale Almirante

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