Degli effetti della riforma, la Legge 107/15, si è detto di tutto e di più. In tanti hanno spiegato le proprie posizioni. Alcuni “attori”, come i genitori, hanno avuto meno voce.
Eppure, la riforma ha concesso loro maggiori spazi negli organismi scolastici, ad iniziare dalla presenza nel discusso comitato di valutazione.
Ne abbiamo parlato con Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione Genitori A.Ge. Toscana, organizzatrice, potremmo dire “storica”, di periodici incontri sul ruolo genitoriale all’interno delle nostre scuole e di focus sulla normativa scolastica ritagliati per le famiglie.
Presidente, con la Legge 107/15, i genitori hanno assunto un ruolo decisamente più attivo all’interno dei comitati di valutazione. Come associazione dei genitori, siete soddisfatti?
In realtà, anche noi di A.Ge. Toscana in un primo momento rimasti soddisfatti da questa sorta di promozione su campo per la componente scolastica dei genitori. Poi, quando abbiamo iniziato a studiare a fondo la Legge 107/15 per spiegarla ai nostri soci, ci siamo accorti che il comitato di valutazione è chiamato solo aesprimere dei criteri sulla base dei quali il dirigente scolastico potrà attribuire il bonus ai docenti più meritevoli. Ma si tratta diun parere non vincolante per il dirigente, e allora conviene essercisì, ma senza eccessivi trionfalismi.
Ma c’è la giusta consapevolezza, tra le famiglie, di questo nuovo ruolo nell’assegnazione del“merito” dei docenti?
I genitori per fortuna non si sono fatti particolari illusioni. Lavalutazione dei docenti è uno degli aspetti più sfuggenti di tuttol’universo scuola e se finora si è fatto riferimento unicamente alladisponibilità ad assumere incarichi organizzativi, è evidente che ilvero punto sarà quello di valorizzare i docenti capaci di trasmetterecon passione le loro conoscenze, lasciando un segno nei giovani loro affidati. Non a caso il ministero dell’Istruzione si è riservato di dare una proprialinea a consuntivo, dopo che le scuole avranno sperimentato per untriennio. Sulla loro stessa pelle, oserei aggiungere.
Sembra che non sia facile trovare dei candidati disposti a far parte del comitato di valutazione, soprattutto alle superiori. Perché tanta riluttanza?
Se si parla di genitori, è probabilmente perché in quella fascia di etài figli gradiscono ben poco l’interferenza dei genitori a scuola ed’altro canto questi ultimi, a torto o a ragione, iniziano a disinteressarsi delle attività scolastiche. Non a caso la più bassa
percentuale di votanti in occasione del rinnovo degli organicollegiali si riscontra proprio nelle scuole superiori. In genere, si è fatto riferimento a genitori già vicini alla scuola,come ad esempio i membri dei consigli d’istituto: questo dovrebbefacilitare la reciproca comprensione e il buon andamento dellacommissione.
Lei conoscerà la norma che con la Legge di Stabilità 2015 ha cancellato le supplenze ‘brevi’ dei docenti per il primo giorno di assenza: è l’art. 332 della L. 190/14. Come la giudica?
La norma è entrata a regime a settembre 2015, quasi in parallelo conl’attribuzione alle scuole dell’organico potenziato, e in astratto hamolti aspetti positivi: la supplenza per brevi periodi da parte di personale interno, che già conosce i ragazzi; maggior tempo per lesegreterie per effettuare la nomina; la disponibilità di questidocenti per attività di potenziamento, quando liberi da supplenze.Purtroppo, fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, così sono statiassunti i docenti che residuavano in determinate graduatorie e nonquelli di cui avevano effettivamente bisogno le scuole.
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La carenza di fondi pubblici destinati a comuni e province per lamanutenzione, costringe le scuole a chiedere con sempre maggiore insistenza il contributo volontario alle famiglie. Alcuni dirigenti lo fanno passare quasi per obbligatorio. Cosa si può fare?
Le scuole di fatto non potrebbero occuparsi di manutenzione, né èlecito attingere al contributo volontario per tutto ciò che non èdidattica. Con un’accorta politica di bilancio si può far fronte allespese di funzionamento, poi starà a dirigente e consiglio d’istitutofare pressione sugli enti locali, anche mobilitando i genitori. Unagestione trasparente e l’informativa sulle detrazioni fiscali sarannoun efficace strumento per convincere i genitori a sostenere l’acquistodi materiale didattico e l’adesione a progetti. Da verificare è anche laprevisione della Legge 107/15 di un 65% di detrazioni per chi fa donazioni finalizzate all’edilizia scolastica e alla manutenzione.
Come giudica le iscrizioni on line? Sembra che tutto stia procedendobene, superando i problemi dei primi anni.
Sembra, in effetti, che tutto vada per il meglio: le segreterie supportano i genitori in difficoltà, soprattutto quelli extracomunitari, e lescuole ottengono subito tanti dati utili e necessari, come ad esempiole e-mail dei genitori, che finora erano molto difficili da procurarsie che invece facilitano i rapporti scuola-famiglia. Auspicheremmo un ampliamento alla scuola materna, attualmente esclusa dalle iscrizioni on line, e l’uso generalizzato di una liberatoriaaffinché i recapiti dei genitori possano essere forniti airappresentanti di classe, di modo che questi possano svolgere al meglio il loro compito.
Si parla tanto di scuola digitale, di registro e pagelle elettroniche. Però tante scuole, soprattutto alla primaria, non hanno nemmeno l’Adsl. Che ne pensa?
C’è da dire che il recente avviso di finanziamenti europei PON ha dato la possibilità a tutte le scuole di accedere a un finanziamento di18.500 euro proprio per dotarsi di una connessione Adsl. Non tutte lescuole però hanno aderito e su questo dovremmo interrogarci. Soprattutto le scuole più svantaggiate, ma tutte in generale,dovrebbero fare una ricognizione delle risorse a loro disposizione,non dimentincando che sono tanti i genitori disponibili e competentinegli ambiti più disparati: informatica, bandi, assicurazioni… e non soltanto per imbiancare le pareti o coltivare l’orto.
La settimana “corta” è approvata da sempre più istituti. Nei giorni scorsi alcuni genitori di unliceo Classico di Prato hanno tuttavia fatto muro per mantenere le lezioni di sabato. Se provincia ed organi collegiali dicono il contrario, come se ne esce?
Rovescerei la domanda: com’è che tanti rappresentanti (politici, deigenitori, ecc.) si sono messi a sostenere una linea che va contro le esigenze delle famiglie? Si sono preoccupati di consultarle prima di esprimersi? Va bene la necessità di risparmiare, ma non lo si può faresacrificando i ragazzi. La settimana corta impone uno sforzo maggioreagli studenti delle superiori, che sono costretti a seguire tutte le lezioni in cinque giorni anziché sei, senza avere tempo adeguato perstudiare. Non è un caso che il problema sia esploso proprio al liceoclassico, dove gli alunni di necessità dedicano molte ore allo studio.
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