Un “passaggio importante”, scrive Rassegna.it, per Rossi Doria, è “vedere in maniera più articolata la prospettiva di formarsi fino a 18 anni. Non vuol dire solo andare a scuola, ma anche che l’offerta sia aperta, che dia un futuro, che dia una prospettiva vera, autentica, forte ai ragazzi e alle ragazze”.
La Cgil, nella sua proposta ipotizza “percorsi nei quali ci si mette in discussione in via orientativa a cavallo tra lavoro e scuola, in cui l’apprendimento continua ma in molte forme. Mi pare una prospettiva intelligente”, ha osservato Rossi Doria. Il sindacato “sottolinea che è bisogna continuare a formarsi per tutta la vita, questo dà più forza – ha affermato -. Serve il combinato disposto tra scuola e lavoro, attraverso la formazione professionale e in altre forme, soprattutto dopo i 16 anni. Le competenze si possono accreditare anche in termini scolastici, poi avere la possibilità di tornare indietro e approfondire, riprendere gli studi anche in altre fasi della vita. Mi pare che le due cose insieme (scuola e lavoro, ndr) siano una prospettiva su cui l’Italia debba fortemente lavorare, su cui infatti siamo in ritardo”.
Sull’operato del governo, il sottosegretario ha aggiunto: “Ci stiamo muovendo sulla dispersione scolastica, ma non abbiamo ancora raggiunto tutti gli obiettivi necessari per batterla. La dispersione infatti è troppo alta, tra il 17 e il 18%; certo prima era ancora più alta, cinque anni fa tra il 22 e il 23%, e si concentra nei luoghi di maggiore povertà ed esclusione sociale”.
“Nel decreto scuola abbiamo l’articolo 7 sulla dispersione scolastica, ora stiamo facendo le norme attuative. Appena ottenuto l’accordo della conferenza unificata – poi – dovremmo poterle mandare con un bando, per cui le scuole possono iniziare le attività contro la dispersione. Abbiamo disposto – inoltre – la riprogrammazione dei fondi europei del periodo 2014-2020, riprendendo le buone esperienze in via di attuazione nel Mezzogiorno estendendole anche al Centro Nord”. Particolare attenzione andrà “ai ragazzi proprio nelle zone più a rischio, nelle zone più difficili. Un bambino, un ragazzo che impara bene e presto, che sia italiano o straniero, ha meno possibilità di cadere fuori dai percorsi scolastici e formativi successivi. Ci vuole grande costanza, impegno, sostegno alle scuole autonome e ai docenti, è un lavoro di lungo periodo”, ha concluso Rossi Doria.
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