Maria Antonietta, il pane, le brioches e la scuola

“Se non hanno più pane, che mangino brioches!”. La frase viene comunemente attribuita alla regina Maria Antonietta che la pronunciò quando venne informata della carenza di pane a Parigi.

Ora, cosa centra tutto ciò con la scuola? Secondo me c’è una fortissima analogia tra la risposta della regina e la risposta Istituzionale/Ministeriale alle carenze che si riscontrano nel nostro sistema scolastico.

E’ sotto gli occhi di tutti, dirigenti scolastici, USP, docenti, personale Ata, studenti e genitori, il travaglio che segna questo inizio di anno scolastico, sotto la bandiera della “Buona Scuola”.

Mi voglio soffermare su uno solo dei tanti aspetti che si potrebbero analizzare: quello relativo al “pane e alle brioches”.

Mi spiego: introdurre una novità come l’organico dell’autonomia, con scuole in grado di ottimizzare al meglio le risorse umane, sarebbe potuta essere una “genialata”.

Peccato che, come sempre succede dalle nostre parti, per un neanche tanto malcelato cerchiobottismo (il fiato sul collo della UE sull’abuso di contratti a termine nella scuola, la necessità di fare le Riforme, di dare un contentino ai sindacati…) l’organico dell’autonomia forse sia un tantino scappato di mano.

In questo organico rientrano i docenti che occupano le cattedre, i docenti che si occupano di potenziamento e i docenti di sostegno: un tridente perfetto…

Peccato però che anziché soddisfare prioritariamente le esigenze complessive di “pane” (docenti in cattedra sulle classi fin dal primo giorno di scuola) si sia optato per fornire un po’ di “pane” e un po’ di “brioches” (docenti impegnati su progetti di potenziamento, spesso con zero ore in classe).

Non paghi di ciò, i soliti artefici del cerchiobottismo ministeriale (necessità di svuotare i “fondi di magazzino” di alcune graduatorie e realizzare le nuove forme di reclutamento del personale), hanno pensato bene di attribuire alle scuole docenti aggiuntivi di potenziamento, che le stesse non avevano neppure richiesto per migliorare la propria offerta formativa (i casi eclatanti si sprecano, come i docenti di musica assegnati al liceo scientifico).

Inizia la scuola e mentre in alcuni Istituti ci sono docenti di una data disciplina assegnati, però, al potenziamento e attivi nell’unico vero progetto che è il “tappabuchismo”, ovvero la copertura di supplenze, nelle scuole limitrofe, mancano docenti della stessa disciplina per coprire ore di docenza effettiva nella classi.

Per concludere e tornare alla frase di Maria Antonietta: la frase suona sprezzante nei confronti dei sudditi. Allo stesso modo, alcune parti della “Buona Scuola” (o “Scuola alla Buona”?) suonano sprezzanti per chi nella scuola opera, per chi della scuola ha bisogno per crescere e per chi vede nella scuola l’ultimo salvagente che può essere usato per ricomporre una società che qualcuno ha definito “a coriandoli”. 

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