“La cosa tremenda, e Giovanni si sarebbe arrabbiato tantissimo, è che si è permesso ad un delinquente figlio di delinquente di dare dei segnali tremendi”.
“E questo Vespa non lo doveva fare. Non conosce la mafia, non sa quali sono le sue ottiche, i suoi segnali, le cose che riesce a dire”. È durissimo il giudizio di Maria Falcone sull’intervista di Salvo Riina a ‘Porta a porta’.
Parlando agli studenti della Scuola Superiore di Catania, la sorella del giudice ucciso dalla mafia – promotrice della Fondazione omonima – sostiene che “lui ha fatto un discordo ben diretto contro i pentiti – parlando del figlio del boss Riina – perché sono quelli che hanno inchiodato suo padre”.
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“Ha fatto un discorso larvato sulla dissociazione e poi l’altra cosa più tremenda è quella che ha fatto passare l’immagine di una famiglia come tutte le altre dicendo soprattutto che la mafia è un fatto quasi di costume. E quando si dice che tutto e mafia niente poi è mafia”.
“Quindi quelli erano segnali talmente deleteri per la lotta alla mafia che il signor Vespa non si doveva permettere di fare. In fondo cosa ha ottenuto poi? Quello di farci capire che il diavolo può anche amare i suoi figli? Ma questo a noi non interessava”, ha concluso Maria Falcone.
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