Riprende il confronto Governo-sindacati sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego martedì prossimo, 26 luglio. La ministra della Pa Marianna Madia ha convocato ben 13 confederazioni sindacali, le più rappresentative, per parlare del nuovo contratto, che riguarda una platea di oltre 3 milioni di dipendenti pubblici, e delle risorse a disposizione.
All’ordine del giorno ci sono anche le nuove regole previste dal Testo unico sul pubblico impiego che dovrebbe arrivare dopo l’estate.
Si tratta in ogni caso, come precisa Il Sole 24 Ore, di un incontro preliminare, una consultazione su «questioni connesse al lavoro pubblico» per sondare gli umori dei sindacati e capire quali possono essere i margini di manovra a cominciare dal nodo risorse, che sono poche (solo 300 milioni di euro il fondo previsto dall’ultima legge di Stabilità) e sulla cui distribuzione il ministro ha più volte ribadito di voler adottare un meccanismo di gradualità, dando la priorità ai redditi più bassi ed escludendo i redditi più alti (sopra i 200mila euro). Un approccio che vede nettamente contrari i rappresentanti dei lavoratori, ostili a restringere la platea dei dipendenti interessati al rinnovo.
Altro tema caldo del confronto sarà probabilmente la contrattazione di secondo livello, ovvero i premi di produttività che, secondo la legge 150 (Riforma Brunetta) in vigore, prevede compensi aggiuntivi solo per il 25% degli impiegati, un altro paletto che dopo dopo il lungo stallo del rinnovo contrattuale vede contrari i sindacati.
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La convocazione di martedì segue l’accordo stipulato all’Aran il 13 luglio in base al quale i comparti di contrattazione del pubblico impiego sono stati ridotti da 11 a 4. I comparti sono: Funzioni centrali, nel quale confluiscono gli attuali comparti ministeri, Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici ed altri enti; Funzioni locali, che conserva il perimetro dell’attuale comparto Regioni-autonomie locali; Istruzione e ricerca, nel quale sono compresi gli attuali comparti Scuola, Accademie e conservatori, Università, Enti pubblici di ricerca ed altri enti e Sanità, che non muta sostanzialmente la sua fisionomia, ricomprendendo gli enti ed aziende dell’attuale comparto Sanità.
Nell’ambito dell’intesa inoltre, le parti hanno convenuto a individuare anche 4 aree dirigenziali per ciascuno dei quattro comparti.
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