Quali mascherine – per prevenire il contagio da Covid-19 – utilizzeranno gli alunni a settembre quando torneranno a scuola? Quelle di tipo chirurgico. A confermarlo, dopo che le scuole e i sindacati di comparto hanno rivendicato l’uso delle mascherine di tipo Ffp2, è arrivato più di qualche settimana fa il diniego del Cts.
L’annuncio è arrivato dal capo dipartimento dell’Istruzione Stefano Versari, che con la n. 698, inviata alle scuole, ha dato indicazioni su profilassi vaccinale, mascherine e sicurezza in chiave anti-Covid. Sulle mascherine da indossare, Versari ha detto che il Comitato tecnico scientifico ha “espresso parere contrario sull’ipotesi di prescrivere l’impiego dei dispositivi del tipo Ffp2 da parte degli studenti, considerandone non consigliabile l’uso prolungato”.
Non tutti, però, la pensano così: il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha caldeggiato nei giorni scorsi l’uso delle mascherine sanitarie del tipo Ffp2 per gli studenti delle superiori parlando col capo della Protezione civile Fabrizio Curcio che a sua volta, riferisce Palazzo Vecchio, ne ha discusso con il generale Francesco Figliuolo.
Anche il presidente della Regione Eugenio Giani ha contattato il commissario straordinario per l’emergenza generale Figliuolo, “il quale – scrive la Regione – sta valutando la possibilità di fornire mascherine Ffp2 alle studentesse e agli studenti che utilizzano i mezzi pubblici per andare a scuola”.
Sempre dalla giunta toscana è stato specificato che “qualora l’intervento fosse autorizzato secondo le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, riguarderà tutto il territorio regionale” toscano.
Il problema è che il Cts potrebbe dare il via libera ai dispositivi del tipo Ffp2 solo durante l’utilizzo da parte degli studenti dai 14 anni dei trasporti pubblici. Mentre a scuola, dove stazionerebbero più ore, i ragazzi dovrebbero portare le mascherine chirurgiche tradizionali.
E qui arriva il punto. Perché lo scorso anno sono state tantissime le critiche alle mascherine chirurgiche fornite dal Governo.
Parliamo di quelle con gli elastici dei pannolini giunte in tutte le 8.200 scuole attraverso la fornitura statale gestita dall’allora commissario straordinario Domenico Arcuri: il problema è che gli 11 milioni di pezzi, prodotti e consegnati ogni giorno alle scuole (quasi due miliardi per tutto l’anno scolastico), sono stati in altissimo numero rifiutati dagli studenti.
Tanto che diversi presidi avrebbero chiesto alla struttura emergenziale di Arcuri di riprenderne indietro una parte importante, perché non sapevano più dove collocarle.
Anche il sondaggio del Coordinamento regionale dei presidenti dei Consigli di Istituto del Lazio ha confermato che ben l’84% degli allievi ha ammesso di avere rifiutato sistematicamente le mascherine fornite dallo Stato: dei dispositivi ritenuti dai più scomodi e composti da materiali di bassa qualità.
Una percentuale confermata dal sondaggio svolto qualche mese fa dalla Tecnica della Scuola, attraverso il quale ha espresso il suo dissenso per le mascherine di Arcuri oltre l’82% dei mille lettori che hanno risposto alla domanda. Con il rifiuto che ha riguardato non solo gli studenti, ma anche docenti e personale.
Quelle mascherine poco gettonate saranno tra l’altro distribuite, per contratto, fino al prossimo mese di settembre. Quindi, almeno per le prime settimane di inizio di anno scolastico.
Per dopo, a partire dall’autunno, ancora non conosciamo le decisioni prese dal ministero dell’Istruzione. La domanda è: si continueranno a produrre 11 milioni di mascherine al giorno, con bassissima ricaduta nell’utilizzo, oppure si cambierà fornitore?
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