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Mascherine, l’84% degli alunni le rifiuta: scomode e maleodoranti. Altra tegola per Arcuri dopo i banchi in ritardo

Le 11 milioni di mascherine prodotte e consegnate ogni giorno alle scuole per prevenire la diffusione del Covid-19 sarebbero rifiutate da un altissimo numero di alunni: secondo un sondaggio prodotto dal Coordinamento regionale dei presidenti dei Consigli di Istituto del Lazio, addirittura l’84% degli allievi direbbe ogni giorno ‘no’. In pratica, i dispositivi di protezione sarebbero ritenuti non adeguati.

Non convince la qualità

Secondo quanto riportato dai genitori, quando le mascherine sono state assegnate agli alunni, laddove gli istituti non danno possibilità di scelta, soprattutto nel primo ciclo, spesso sono state gettate senza essere usate oppure accantonate: in prevalenza, la risposta è che risultano scomode e anche composte da materiali di bassa qualità.

Il questionario, al quale hanno partecipato in forma anonima oltre 25 mila genitori delle scuole di ogni ordine e grado, fa emergere un vero e proprio spreco, a fronte di un “ingente investimento economico per la collettività“.

Il mancato beneficio

Dal sondaggio, che è stato predisposto da un’apposita commissione di studio sull’uso delle mascherine nelle scuole è emerso “con drammaticità – dicono gli organizzatori – l’urgenza di un confronto costruttivo sul tema”, poiché “appare non tradursi in un effettivo beneficio per la popolazione delle studentesse e degli studenti”.

Il Coordinamento ha fatto sapere che al sondaggio, svolto sino al pomeriggio del 5 febbraio, hanno partecipato tra 25.118 genitori degli alunni del Lazio: il 52,54% delle elementari, il 25,36% delle medie, il 22,1% delle scuole superiori.

Il risultato finale è che ben l’84,7 % dei genitori intervistati ha detto che i figli non utilizzano le mascherine fornite dalla scuola, in prevalenza per “mancanza di vestibilità (sono scomode)”, poiché con doppio elastico che preme la nuca.

Le ragioni del rifiuto

Ma vi sono anche altre ragioni: dall’”odore maleodorante persistente” alla percezione che non siano sicure. C’è anche chi ha detto semplicemente: “Preferisco usare una mascherina comprata da me”.

Ma che fine fanno le protezioni facciali distribuite dalle scuole? Fatta eccezione per coloro che effettivamente utilizzano le mascherine, gli altri nel 60,4% dei casi non utilizzano i pacchi oppure buttano i dispositivi facciali.

Preoccupati per “l’impatto economico”

Il Coordinamento dei presidenti dei consigli di istituto si è detto infine preoccupato per “l’impatto economico di tale non utilizzo”.

Stiamo parlando di cifre importanti: considerando il costo di ogni mascherina attorno ai 50 centesimi, la somma che lo Stato avrebbe speso corrisponde a diverse centinaia di milioni di euro (che si aggiungono ai circa 460 milioni spesi per i banchi monoposto di cui una parte con rotelle sottostanti).

Una spesa gestita dal commissario straordinario Domenico Arcuri, sul cui operato pesa non poco la consegna in ritardo clamoroso, rispetto alle indicazioni iniziali, di almeno un banco monoposto o innovativo su tre.

Le indagini a Savona

Ricordiamo che a fine 2020 la Procura della Repubblica di Savona ha aperto un’indagine per verificare la rispondenza delle mascherine fornite alle scuole dal ministero dell’Istruzione alle caratteristiche descritte nella certificazione.

Secondo quanto riferito dall’Ansa, l’indagine sarebbe stata avviata dalla Procura a seguito delle lamentele e delle proteste di alcuni genitori che avevano segnalato alle scuole strani “odori” emanati dalle mascherine e persino intolleranze manifestate dagli alunni.

In diverse scuole della città la Guardia di Finanza ha anche sequestrato un certo numero di mascherine per farle analizzare presso laboratori specializzati.

Mascherine usate per il manto stradale

Una mascherina facciale usa e getta, comunque, potrebbe avere un’utilità sociale: secondo i ricercatori australiani del Royal Melbourne Institute of Technology, una volta utilizzata potrebbe essere riciclate e utilizzate nei lavori di costruzione del manto stradale.

I ricercatori – scrive l’Ansa – hanno sviluppato il materiale combinando mascherine triturate e calcestruzzo demolito.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, mostra che il materiale per costruire un km di strada a due corsie utilizzerebbe 3 milioni di mascherine, prevenendo la discarica di 93 tonnellate di rifiuti.

La mistura di aggregato di calcestruzzo riciclato e delle mascherine permetterebbe la costruzione di strade “migliori, più forti e più flessibili”, scrive il responsabile della ricerca, Muhammad Saberian della scuola di ingegneria civile dell’Istituto.

Secondo il ricercatore, la soluzione sarebbe anche conforme agli standard di sicurezza dell’ingegneria civile.

Alessandro Giuliani

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