“In questi giorni – ci comunica un dirigente scolastico di un istituto di Tivoli – mi hanno scaricato a scuola oltre 50 colli di mascherine ed io non ho più posto perché abbiamo ancora circa 400 scatoloni della gestione Arcuri. Ogni mattina, sia all’entrata che in classe, diamo agli studenti confezioni di queste mascherine ma loro non le aprono neppure e lasciano ancora chiuse sui banchi e sulle cattedre”.
“Il problema è duplice – sottolinea ancora il dirigente – da un lato abbiamo una quantità incredibile di mascherine che si stanno accumulando, ma dall’altro pensiamo anche al fatto che in questo modo si sta sprecando inutilmente del denaro pubblico. E per quanto ne so il problema non è solo della nostra scuola ma di molti altri istituti scolastici”.
Il tema delle mascherine non è nuovo.
Già nello scorso mese di maggio noi scrivevamo: “Rimane irrisolto il problema delle mascherine chirurgiche fornite dal Governo, in particolare attraverso la fornitura del commissario straordinario Domenico Arcuri: gli 11 milioni di pezzi, prodotti e consegnati ogni giorno alle scuole continuano ad essere rifiutate da un altissimo numero di alunni”.
Proprio in quel periodo la nostra testata aveva anche condotto un sondaggio dal quale risultava che a dire no alle mascherine prodotte era l’80% dei 1000 lettori che avevano partecipato all’indagine.
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